UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«Nello studentato ci siamo. Tutti insieme e in gioco»

Luca Nicolli, direttore della cooperativa “Il Faggio” di Trento, raccontala vita di un collegio universitario ai tempi della pandemia
28 Ottobre 2020

Termoscanner in entrata e in uscita, sala tv con sedie distanziate per le partite di coppa, l’ariosa aula magna che viene utile anche per gli incontri di gruppi poco numerosi. Si adeguano le strutture, ma non viene meno la vicinanza ai 190 giovani accolti nella moderna struttura del Nest, studentato a nord di Trento, città sempre più universitaria.

«Stiamo di nuovo vivendo un tempo diverso, sui generis, ma anche un tempo estremamente educativo – riflette Luca Nicolli, direttore della cooperativa 'Il Faggio', che gestisce anche un altro convitto a Gardolo e alcuni appartamenti per un totale di 350 studenti –. Vengono meno le certezze consolidate delle strutture e i contesti cambiano, ma resta fisso il nostro compito e il nostro desiderio che è quello di accompagnare i giovani a vivere questo momento da persone adulte quali sono. Tanto più che loro manifestano desiderio di stare insieme dentro questa realtà, fermandosi qui in studentato anche se buona parte delle lezioni ormai sono a distanza».

Il vostro staff educativo è composto da 4 persone: che priorità vi siete dati? «Innanzitutto comprendere come gli studenti vivono questo tempo che è anche un tempo di sfide e di opportunità: ci siamo accorti come dall’incertezza e dalla fragilità viene fuori con forza anche la loro umanità. È come se loro e noi con loro ci mettessimo a nudo rispetto alle domande sul senso della vita».

Al Nest si sono attrezzati in queste settimane per garantire che, nel rispetto del distanziamento, non venissero meno i colloqui individuali con i formatori e per favorire qualche confronto a livello di «gruppi di piano» con un referente, visto che l’assemblea plenaria è rimandata. «Dobbiamo ammettere che i protocolli che abbiamo elaborato anche d’intesa con l’Associazione collegi residenze universitarie impongono ai ragazzi delle attenzioni: fa piacere però quando esse vengono colte come il richiamo alla propria responsabilità personale nei confronti del compagno di stanza o di scrivania».

Avete messo a punto qualche iniziativa specifica? «Stiamo lavorando insieme con la Pastorale universitaria di Trento, ma siamo tutti convinti che il primo servizio sia quello dell’accompagnamento personale per saper accogliere le domande di senso che emergono nei giovani. Puntiamo a far sì che la nostra comunità diventi uno spazio dove la radicalità di queste domande possa essere affrontata senza paura; quando un ragazzo non ha paura di prendere sul serio queste domande, allora poi allora l’abbraccio della fede lo trova. La sfida è affrontare insieme queste domande, non da soli. Ma non vale solo nelle pandemie».

Diego Andreatta

Avvenire, 28 ottobre 2020