Gli allievi della formazione professionale vogliono essere protagonisti della ripartenza delle attività produttive. È il messaggio forte che arriva dagli 8mila studenti dei 25 Centri in Italia della Fondazione Engim, Ente Nazionale Giuseppini del Murialdo, che opera anche all’estero ed è emanazione della Congregazione di San Giuseppe, fondata nel 1873 da san Leonardo Murialdo. Con la sospensione delle lezioni in presenza e la chiusura delle aziende, gli alunni dei Centri si sono trovati “zoppi”, senza la parte di didattica laboratoriale e in stage. Per dare continuità all’esperienza di apprendistato, la Fondazione Engim ha dato il via allo “stage in smart working”. Restando a casa, gli allievi hanno così potuto affiancare alle lezioni online, anche vere e proprie esperienze di “lavoro a distanza”, proseguendo nei programmi avviati nei laboratori dei Centri di formazione professionale. «In queste settimane – racconta Marco Muzzarelli, direttore della Fondazione Engim – gli alunni hanno portato avanti progetti di laboratorio, seppure a distanza, dimostrando una grande voglia di fare. Uno slancio e un entusiasmo che farebbero molto bene alle imprese che si apprestano a ripartire con la Fase 2. Se le aziende riaprono, devono ripartire anche gli stage e le esperienze di apprendistato. Naturalmente, con tutte le precauzioni necessarie a salvaguardare la salute dei nostri ragazzi. In vista del 4 maggio, quando avremo le prime riaperture, stiamo approfondendo queste questioni direttamente con il ministero del Lavoro e le associazioni delle categorie produttive».
Intanto, gli allievi dei Centri della Fondazione Engim, continuano le esperienze di smart working. Particolarmente significativa, per il contesto in cui è inserita, quella dei ragazzi bergamaschi del corso di Operatore di impianti termoidraulici. Il loro project work, realizzato in collaborazione con il Consorzio artigiani installatori idraulici e l’Associazione degli artigiani di Bergamo, prevede che lavorino alla realizzazione degli schemi termoidraulici del nuovo ospedale, costruito dall’Associazione nazionale Alpini nell’area della Fiera, per ospitare i malati di Covid–19. A Torino, invece, gli allievi del corso per Operatore elettronico degli Artigianelli, si sono inventati “Artigiani digitali”, offrendo consulenza gratuita, a distanza, a chiunque abbia bisogno di riparare computer, tablet e smartphone.
Il lockdown ha costretto a sospendere la coltivazione dell’orto dell’azienda agricola del Centro Engim di Ravenna, in Romagna. Da casa, però, i ragazzi si stanno dedicando alla progettazione dei locali del nuovo punto vendita “Officina Ubuntu”. Sempre in tema di alimentazione, anche gli alunni disabili del corso di cucina stanno seguendo le lezioni a distanza. Al laboratorio ha accesso il solo insegnante, che trasmette le lezioni online. I piatti che cucina, però, sono reali e siccome la scuola è chiusa, il cibo andrebbe buttato. Invece, grazie a un accordo con la Croce Rossa, ogni giorno queste prelibatezze finiscono sulla tavola dei senza dimora. Un esempio di economia circolare e di solidarietà concreta al tempo del coronavirus.
Paolo Ferrario
Avvenire, 23 aprile 2020