UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«Nelle nostre residenze fiorisce la vita dei ragazzi»

Parla il presidente della Fondazione Rui Giuseppe Ghini
15 Giugno 2021

Cinque collegi universitari, più di 200 studenti ospitati, un progetto di formazione umana che ne fa un punto di riferimento per i giovani: la Fondazione Rui (Residenze universitarie internazionali) a Milano ha la sua presenza più significativa. Con la tradizione – tutta ambrosiana – di pensare in grande, come conferma il presidente Giuseppe Ghini, slavista e docente universitario.

La pandemia ha frenato la corsa di Milano come polo universitario capace di attrarre migliaia di studenti. Tornerà alla situazione ante-Covid?

Credo che la pandemia abbia rallentato ma non frenato la capacità attrattiva di Milano. Durante il primo lockdown abbiamo avuto nelle nostre residenze universitarie il 30% delle presenze mentre nel 2021 l’85% dei nostri studenti ha deciso di continuare a vivere in residenza l’esperienza universitaria, nonostante la chiusura degli atenei. Col miglioramento della situazione la mobilità universitaria potrà presto tornare ai livelli di prima.

Che passi deve fare Milano per essere ancora più accogliente con gli studenti universitari?

Uno dei versanti di crescita può essere la residenzialità universitaria. La sfida dell’accoglienza è certamente quantitativa ma direi in particolare qualitativa. La Fondazione Rui da 60 anni lavora in questa direzione: costruire un contesto formativo di al- to livello, complementare a quello dell’università. Durante la pandemia la Residenza è divenuta l’unico presidio di vita collettiva, un vero luogo di vita universitaria, condivisione e crescita culturale.

Qual è la specificità della proposta Rui a Milano?

Sicuramente l’offerta formativa personalizzata. Ciascuno viene aiutato a scoprire e coltivare i propri talenti in un percorso di crescita in cui lo studente è il protagonista. Il tutoring e il coaching, i corsi di formazione integrativa, lo sviluppo delle soft skills, l’orientamento professionale e il mentoring costituiscono, con l’amicizia tipica del collegio, il grande plus di vivere in una nostra struttura. Il fine della Fondazione Rui è la crescita integrale della persona; le residenze vogliono essere comunità di senso in cui i ragazzi, oltre a essere eccellenti studenti e prepararsi per essere ottimi professionisti, si interroghino sul perché autentico della propria vita e siano capaci in futuro, con il lavoro e la vita familiare, di creare valore per la società.

Quali sono i progetti che avete in mente?

In questo momento di ripartenza occorre una riflessione profonda su come interpretare questa fase nuova. Un passo importante nell’anno 2021-2022 sarà la ristrutturazione di una delle nostre residenze femmini-li, la Viscontea. Grazie a questo progetto, diventerà più sostenibile, aperta alla città e con spazi più funzionali. Proseguiremo l’impegno nell’orientamento universitario con “Universitas”, che accompagna liceali di tutta Italia nella scelta consapevole dell’università. Desideriamo, inoltre, valorizzare sempre più le relazioni con il network degli Alumni.

Su quali aspetti si concentra oggi la proposta umana e cristiana delle residenze Rui per gli studenti?

Proponiamo il valore della convivenza formativa in un clima di amicizia autentica, che fa crescere le qualità umane e relazionali. Il collegio è un microcosmo in cui si impara a vivere attivamente nella società e ad aprirsi al prossimo con disponibilità e solidarietà. Su ispirazione di san Josemaría Escrivá, fondatore dell’Opus Dei, la proposta cristiana è innanzitutto un’esperienza di libertà, in cui scoprire che si può incontrare Dio nello studio, nel lavoro, nella famiglia e in qualsiasi attività umana. Proprio per questo ogni nostra residenza prevede un ricco programma di incontri con ospiti di diverso orientamento, che comunicano la loro personale esperienza nel mondo del lavoro, nella famiglia, nella società.

Cosa chiedono gli studenti alle vostre residenze?

Arrivano cercando il posto in cui vivere gli anni universitari, poi scoprono che i nostri ambienti non sono solo luoghi di “ospitalità”. E comprendono di aver bisogno anche di altro, un ambiente familiare che li accolga, relazioni autentiche e durature che li accompagnino, accorgendosi che qui si possono gettare basi solide per il futuro non solo accademico e professionale ma anche umano e familiare.

Francesco Ognibene

Avvenire, 15 giugno 2021

(foto da collegiorui.it)