«Finalmente, questa è una bellissima notizia...». È grande la soddisfazione di don Antonio Pitta alla lettura del Messaggio Cei sull' insegnamento della religione cattolica in vista dell' annuale scelta di famiglie e studenti. Esegeta del Nuovo Testamento e studioso della Scrittura tra i più accreditati, Pitta vede nel testo diffuso dalla Presidenza dell' episcopato italiano, centrato sulla «conoscenza e la valorizzazione della Bibbia» a scuola, «il segno del maturare di una consapevolezza di straordinaria importanza, educativa e pastorale», cui ha impresso l' impulso decisivo il recente motu proprio del Papa Aperuit illis col quale ha istituito la Domenica della Parola di Dio (in questo 2020 sarà il 26 gennaio).
Per comprendere la portata della decisione di Francesco, e aiutare a darle già da quest' anno un' efficace impronta nella vita della comunità cristiana, Pitta - che è anche pro-rettore dell' Università Lateranense, dove insegna - ha scritto Quando arde il cuore (San Paolo), "guida" teologica e pastorale alla Domenica della Parola, a giorni nelle librerie.
Cosa legge, da specialista, nell' invito dei vescovi italiani a vedere nell' ora di religione «un' occasione unica per accostarsi alle pagine bibliche » anche a scuola?
Trovo quello che il Papa ha scritto nel suo testo, al paragrafo 4: «La Bibbia non può essere solo patrimonio di alcuni e tanto meno una raccolta di libri per pochi privilegiati. Essa appartiene, anzitutto, al popolo convocato per ascoltarla e riconoscersi in quella Parola». La Bibbia è libro di popolo, perché per il popolo è nata. C' è dentro una sensibilità popolare senza pari. La Chiesa italiana fa sua in modo esplicito questa convinzione.
Nei panni di un insegnante di religione, come proporrebbe la Scrittura in classe?
Attraverso un percorso a ritroso che parta dal NuovoTestamento per risalire all' Antico, e qui puntando sul Pentateuco, in particolare Genesi, Esodo e Deuteronomio. Ci sono pagine che possono rivelarsi come un vero tesoro didattico, piene di chiavi per capire la nostra epoca, e noi stessi.
Cosa può scoprire uno studente oggi nella Scrittura?
Se stesso. Penso in particolare agli adolescenti, che davanti alla Bibbia hanno unmoto di rigetto per un testo che percepiscono come "autoritativo" e che invece, nelle mani di docenti preparati e sensibili, parla della loro vita. Un' autentica rivelazione. Senza contare che è indispensabile far conoscere un testo alla base di molta parte del nostro immaginario, della letteratura, persino della filmografia contemporanea. Se lo si ignora, si resta esclusi da questo codice decisivo della cultura.
Cosa può insegnare la conoscenza della Scrittura a scuola?
Anzitutto che il rapporto con Dio e gli altri non è mai scontato o acquisito una volta per tutte ma è sempre in continua evoluzione. Certo, per farlo cogliere la condizione indispensabile è che i docenti non si limitino a una infarinatura ma abbiano una formazione specifica, così da rendersi conto del tesoro educativo che hanno tra le mani. E qui tocca alle diocesi attivarsi. È una grande sfida.
Quali pagine possono toccare di più il cuore e l' intelligenza dei ragazzi oggi?
Nel Nuovo Testamento senza dubbio i discepoli di Emmaus, o Lazzaro e il ricco Epulone. Nell' Antico scelgo il ciclo di Abramo e Giobbe. Si possono far vivere anche ricorrendo alle loro traduzioni in opere letterarie, d'arte o cinematografiche.
Francesco Ognibene
Avvenire, 8 gennaio 2020