Anche la musica aiuta a superare il trauma della guerra e della vita nei campi profughi. Lo stanno sperimentando gli operatori dell’Unità di ricerca sulla resilienza (Rires) dell’Università Cattolica di Milano, che sono presenti nei campi profughi di Libano (“Centro del Collegio Maristi Notre Dame de Fatima di Rmyleh”) e Kurdistan (“Monastero Deir Maryam” a Sulaymanya), dove sono ospitati circa 800 minori siriani. Bambini che, con gli operatori, sono impegnati in attività legate all’espressività delle emozioni, come appunto, la musica, ma anche il disegno, il teatro e la danza.
In particolare, nei campi profughi sono impegnati gli studenti del Master in Relazioni d’aiuto in contesti di sviluppo e cooperazione nazionale e internazionale, diretto da Cristina Castelli. A gruppi di quattro per volta, gli studenti fanno formazione a “social worker” locali, che svolgono attività di mediazione culturale.
«Uno dei problemi dei campi è la lingua – spiega la professoressa Castelli – perché spesso i bambini parlano dialetti locali che rendono difficile il compito dei nostri operatori. Attraverso la formazione di operatori siriani, abbiamo così la possibilità di trasferire la metodologia più appropriata per superare il disagio dei bambini. Per loro organizziamo spazi sicuri nei campi perché i più piccoli hanno bisogno di punti di riferimento certi anche in questi contesti di grande promiscuità. Inoltre, attraverso esperienze di bellezza, come la musica, la danza e il disegno, facciamo in modo che i bambini restino legati alla cultura dei propri Paesi di origine ed entrino in contatto con quella delle comunità che li ospitano».
Il lavoro sul campo degli operatori della Cattolica è svolto in coordinamento con il Bice, il Bureau international Catholique de l’Enfance, fondato nel 1948 dopo l’appello di papa Pio XII a favore dell’infanzia martoriata dalla Seconda Guerra Mondiale. Per sostenere le vittime di guerra e dello spostamento forzato, Rires ha formato 46 educatori e animatori e 9 coaches per la maggior parte siriani, che supportano i bambini e i ragazzi per la ripresa di un percorso di crescita sano e positivo, dopo la guerra. Inoltre, gli psicologi della Cattolica hanno realizzato la guida “Tutori di resilienza in contesti di vulnerabilità” tradotta in diverse lingue e utilizzata dagli operatori Rires per la formazione dei formatori locali. Si tratta di un manuale con form specifici per i tutori di resilienza con contenuti teorici e segnalazioni di attività pratiche. «Oggi sono sei i centri attivi a sostegno dei minori siriani, di cui i principali sono quelli dei Maristi in Libano, Siria e Kurdistan – aggiunge Veronica Hurtubia, tutor senior dell’Università Cattolica –. Il prossimo ottobre saremo di nuovo sul campo per continuare il lavoro di formazione dei formatori e in particolare lavoreremo con i silent books, fiabe senza parole sui temi dell’accoglienza e dell’integrazione».
Per finanziare le attività nei campi profughi, ieri l’Università Cattolica, con Focsiv Humanity, l’associazione Francesco Realmonte onlus e la Fondazione Casa dello Spirito e delle arti ha promosso il concerto “Il cielo è di tutti II edizione. Acoustic World” con il maestro e compositore Enzo Avitabile, che si è esibito all’auditorium della Fondazione Cariplo a Milano.
Paolo Ferrario
Avvenire, 17 aprile 2018