UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Mons. Pennacchio: “La scuola è spazio di libertà”

In una lettera agli studenti l’arcivescovo di Fermo invita a non disperdere il patrimonio acquisito in questi mesi così particolari
9 Giugno 2020

“Qualcuno forse pensa che questo sia stato un anno scolastico da dimenticare per l’impossibilità di andare a scuola a causa delle limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria; io non sono d’accordo”. Lo scrive l’arcivescovo di Fermo, mons. Rocco Pennacchio, nella sua lettera agli studenti per la conclusione dell’anno scolastico. Riconoscendo che “è mancata la classe, la vita quotidiana della vostra scuola, i volti e gli ambienti a voi familiari”, il presule evidenzia però che “se pensiamo invece a cosa custodire, inaspettatamente ci è stato donato veramente tanto in questi mesi così particolari”.

Rivolgendosi agli studenti, l’arcivescovo ha ricordato che “la scuola è anche uno spazio di libertà, da vivere con coscienza e responsabilità, in cui si matura, a volte anche sbagliando”. “Tutto questo – aggiunge –, prima, forse non lo apprezzavamo abbastanza, perciò vogliamo ricordarcelo quando inizierà il nuovo anno scolastico perché ci impegniamo a vivere amicizie vere, relazioni sane e mai violente o prevaricatrici”. Poi, lo sguardo rivolto agli insegnanti, che “a costo di tante fatiche, in breve tempo, hanno dovuto riorganizzare il loro lavoro”. “Vi siete ingegnati nell’uso di tecnologie più avanzate, che ad alcuni non erano familiari, e avete studiato come ristrutturare i contenuti dell’apprendimento per porgerli in modalità diverse dal solito. Non disperdete il patrimonio di fantasia e inventiva che i vostri allievi hanno conosciuto: vi saranno riconoscenti”, è l’incoraggiamento di mons. Pennacchio.

Infine, una parola per i genitori. “Forse l’esperienza scolastica al tempo del Covid sta aiutando anche voi famiglie a considerare diversamente il valore della scuola e degli insegnanti. Non dimentichiamo che questa circostanza ha fatto riscoprire la bellezza (e la fatica) del rapporto genitori/figli, del fare cose insieme, dell’ascoltarsi reciprocamente un po’ più a lungo”.

Sir, 8 giugno 2020