UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Mons. Delpini ai Cfp: c’è un mondo da inventare

Tradizionale Messa per gli allievi, i responsabili, i docenti, il personale dei Centri di Formazione Professionale della diocesi di Milano
6 Maggio 2023

«Costruite una realtà più abitabile, siate il popolo dell’ottavo giorno: questa è la proposta che il Signore vi fa. Desidero incoraggiare il vostro per dire di farvi avanti perché c’è un mondo da inventare con la vostra vita e le vostre capacità». È stato con una consegna, o forse meglio, un auspicio e una speranza che l’arcivescovo ha salutato il migliaio di ragazzi riuniti in Duomo nella tradizionale Messa da lui presieduta per gli allievi, i responsabili, i docenti, il personale dei Centri di Formazione Professionale della diocesi di Milano. Rito concelebrato da una decina di sacerdoti, tra cui tra cui don Massimiliano Sabbadini, presidente nazionale di Confap, la Confederazione Nazionale Formazione Aggiornamento Professionale e della Fondazione “Clerici”, che ha anche il sapore di una riflessione sul futuro di questi giovani già impegnati sulle frontiere dell’apprendimento professionale concreto.

A partire da quello che è parso quasi un grido di aiuto, pronunciato in altare maggiore in apertura, da uno dei ragazzi, Matteo. «La situazione lavorativa attuale, la disoccupazione, le problematiche del nostro tempo soffocano a volte la nostra capacità di inseguire un sogno, di sperare e di dare il nostro giovane contributo alla società. Abbiamo bisogno di adulti che ci stiano vicini, di compagni di viaggio che scommettano sulle nostre capacità di costruire un mondo migliore». Parole a cui ha risposto subito monsignor Delpini. «La crescita di ciascuno di voi, questo desiderio di una società in cui sia desiderabile abitare, è un grande sogno. Siamo qui perché crediamo che Dio sia alleato dei nostri sogni e che nessun sogno si può realizzare senza la benedizione di Dio». Ma come essere protagonisti di un futuro tanto atteso? Diventando il popolo dell’ottavo giorno. Quello inventato da Gesù per vivere bene, ha suggerito Delpini.

Per questo, infatti, il «Figlio di Dio entrò nel tempo, visse tutti i giorni e gli anni dei figli degli uomini e offrì la possibilità di vivere il tempo e di essere contenti. Eppure, la gente del tempo di Gesù, forse come quella di tutti i tempi, avvertì la sua presenza come una provocazione: lo crocifissero. Ma il figlio del falegname, vivo di una vita invincibile, lieto di una gioia incontenibile, aprì nel tempo che scorre una porta per entrare nella festa di Dio». Appunto, l’ottavo giorno, «la Pasqua, la festa che dà origine a tutte le feste, la luce che illumina i giorni», ha proseguito il presule.

«Il popolo dell’ottavo giorno non vive il tempo come un ingranaggio che continua a girare sempre uguale, che imprigiona la libertà, ma vive ogni giorno come un’occasione irripetibile per decidere di fare il bene. Il popolo dell’ottavo giorno è il popolo della libertà e non aspetta il giorno di riposo per incontrare gli amici, ma vive ogni incontro come occasione per fare amicizia e per trasformare il vivere nello stesso luogo in una fraternità».

Così, il popolo di Dio «non si sente mai solo e non si lascia prendere dalla disperazione. Voi ragazzi, siete il popolo che ha la grazia di vivere ogni giorno come speranza e vocazione. Un popolo che ha stima di sé perché si sente chiamato da Dio anche se gli altri non lo considerano».

Annamaria Braccini

Avvenire Milano, 5 maggio 2023

(foto Fotogramma)