Un’opportunità e un’occasione di cambiamento per tutta la scuola. Queste le valenze positive della presenza, in classe, di alunni che vivono fuori dalla famiglia di origine, per i quali, ieri mattina, la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli e la garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, Filomena Albano, hanno firmato le Linee guida per il diritto allo studio. Per la prima volta, il nostro Paese si è dotato di uno strumento per l’accoglienza e l’inclusione scolastica dei 21mila bambini e bambine che vivono in comunità familiari e case famiglia, dei 16mila in affido familiare e dei minori migranti non accompagnati (circa 28mila quelli registrati in Italia nel 2016).
A tutti, si legge nelle Linee guida, saranno applicati i principi della “via italiana all’inclusione”: universalismo (diritto di ciascun bambino di ricevere un’istruzione adeguata), scuola comune (inserimento in normali classi scolastiche e non in luoghi separati) e centralità della persona in relazione con l’altro (che valorizza l’unicità biografica).
Il documento di Miur e Garante, prevede, inoltre, una «formazione dedicata ed efficace » degli insegnanti, la predisposizione del Piano educativo individuale e la valutazione «flessibile, personalizzata e individualizzata » del percorso didattico, delle strategie e delle metodologie attuate per il raggiungimento degli obiettivi di apprendimento. Una sorta di «bussola pedagogica» per insegnanti sulla via dell’inclusione.
«Questa firma rappresenta un momento importante – ha dichiarato la ministra Fedeli – : stabiliamo interventi operativi per strutturare percorsi didattici ed educativi che mirino al pieno sviluppo di ogni giovane, al di là della sua storia personale, delle condizioni economiche della sua famiglia, della sua provenienza geografica. E confermiamo la straordinarietà del nostro sistema di istruzione e formazione: un sistema che accoglie, include, non lascia indietro nessuno».
Nelle linee guida sono, infine, contenute anche indicazioni pratiche sull’iscrizione scolastica dei bambini fuori dalla famiglia di origine, sull’inserimento in classe anche in presenza di «trasferimenti improvvisi», sulle certificazioni da produrre, sulla continuità del percorso scolastico e sull’orientamento. «Vogliamo ridurre il più possibile, se non proprio di eliminare – ha aggiunto la garante Albano – quegli elementi discriminatori che contribuiscono ad aggravare una situazione di per sé complessa, confidando nello spirito di resilienza e consapevolezza che i bambini e i ragazzi dimostrano di avere».
Paolo Ferrario
Avvenire, 12 dicembre 2017