Per bambini e adolescenti i guasti della pandemia vanno ben oltre l’aspetto medico-sanitario. Nella percezione di due cittadini italiani su tre, infatti, con l’emergenza Covid-19 sono aumentate tra i minori le fragilità e le diseguaglianze e sono anche venuti alla luce i forti limiti del ruolo della scuola nella formazione e nella crescita delle nuove generazioni.
Parlano chiaro i numeri dell’indagine “Gli italiani e la povertà educativa minorile. Ascoltiamo le comunità educanti” condotta dall’Istituto Demopolis per conto dell’impresa sociale “Con i bambini” nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Secondo il 78% degli intervistati la conseguenza più grave per i minori, accentuata nei mesi più duri della pandemia, è la dipendenza da smartphone e tablet. Un comportamento dovuto, reso necessario dalla didattica a distanza, si è trasformato troppo spesso, e non solo a causa del lockdown, in una pratica dannosa perché ha distolto i più piccoli dalla realtà e dai rapporti con la famiglia e con gli altri. Per 8 genitori su 10, inoltre, a bambini e ragazzi in futuro non dovrà mai più mancare la continuità scolastica, ma anche la socialità fra coetanei (69%) e le attività sportive e ludiche (63%) che sono state loro negate dalle limitazioni dovute alle misure anti-Covid. E solo il 29% di mamme e papà ha indicato i dispositivi digitali e una buona connessione a internet come una necessità per i propri figli.
Ma è particolarmente importante – ha sottolineato il direttore di Demopolis, Pietro Vento nell’illustrare i risultati della ricerca – anche la percezione che gli adulti hanno di una regressione tra i soggetti in età scolastica degli apprendimenti e del metodo di studio (66%). E destano preoccupazione, tra le categorie coinvolte nell’indagine, conseguenze come la perdita della socialità spontanea (65%) e l’esclusione sociale di poveri, disabili e figli di stranieri (55%). Rilevante, a tale proposito, è pure l’incremento della povertà materiale in molte famiglie (53%) come esito della pandemia. Uno dei quesiti sottoposti agli oltre 3.500 intervistati (dal 4 al 12 novembre 2021) secondo un campione rappresentativo della popolazione adulta, è stato se la scuola garantisca o meno – oggi – una uguaglianza di opportunità: e la risposta è stata per il 64% che ciò è “possibile solo in parte e con livelli di qualità differenti” mentre è stata un netto “no” per il 25%. E, ancora. Per la metà degli italiani la scuola non ha adeguatamente garantito parità di accesso a tutti gli studenti con la Dad che tra l’altro ha peggiorato le relazioni tra studenti e docenti. È matura invece la convinzione, in quasi l’80% degli intervistati, che la responsabilità della crescita dei minori appartenga a tutta la comunità e non solo alla scuola (come pensa invece il 20%) o alla famiglia. «È una responsabilità che riguarda tutti – ha rimarcato il presidente di Acri, Francesco Profumo – e i bambini, in quanto cittadini, hanno diritto a un’istruzione di qualità e a esperienze formative che non possono più dipendere dal contesto familiare di provenienza». La diffusione della povertà educativa, comunque, è un fenomeno grave per il 90% degli interpellati e il 76% lo identifica con la mancanza di accesso ad opportunità di crescita. E non vanno sottovalutati i contraccolpi sulla salute psico- fisica dei bambini, con un aumento del 55% dell’ansia o di disturbi alimentari. Per quanto riguarda, invece, l’ipotesi di un vaccino anti-Covid da somministrare alla fascia 5-11 anni, il 51% degli intervistati si dice favorevole, convinto che possa contribuire a una maggiore sicurezza e al ritorno alla normalità. E Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore, ha affermato che i dati del rapporto «ci aiutano a costruire una mappa degli ambiti sui quali bisogna investire con urgenza». «Noi svolgiamo un ruolo determinante in sinergia con la scuola nella tenuta della coesione e dell’offerta educativa – ha aggiunto – e chiediamo che le ingenti risorse del Pnrr a disposizione vengano utilizzate anche per sanare le diseguaglianze tra minori, che sono un freno al loro benessere».
Fulvio Fulvi
Avvenire, 19 novembre 2021