UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Metaverso, sfida educativa

Esperti a confronto sulla nuova frontiera di internet
24 Ottobre 2022

Mentre il dilemma del rapporto tra smartphone e bambini - a che età? Con quali regole? A scuola sì o no? – è ben lontano dall’essere risolto e qualcuno ancora dibatte sulla composizione della “dieta digitale” da proporre ai più piccoli (quante ore la tv, quanto i social, quanto i videogames?) fingendo di ignorare le conseguenze deleterie dell’indigestione mediatica vissuta nel periodo della pandemia, un altro mostro digitale si avvicina a grandi passi. Tanto più temibile perché largamente sconosciuto, se non nel nome che a sua volta evoca sinistre analogie. È il metaverso, creatura multiforme e affascinante che promette di moltiplicare e allargare verso prospettive ignote le potenzialità di internet, con effetti che al momento appare difficile circoscrivere. Tanto più quando questo strumento sarà utilizzato dai più piccoli e saremo di nuovo chiamati a dettare regole e condizioni che poi sarà difficilissimo rispettare. Perché il metaverso, in modo ancora più dirompente, pervasivo, multisensoriale, coinvolgente rispetto a quello che oggi conosciamo, s’annuncia allo stesso tempo come straordinaria opportunità e grandissimo rischio anche in ambito educativo. Da indagare in tempi quanto più rapidi possibile.

In questo senso il dibattito su “Educazione e metaverso: trasformazione e sostenibilità digitale”, organizzato da Telefono Azzurro nei giorni scorsi nell’ambito del Festival per lo sviluppo sostenibile, anche in vista degli obiettivi dell’agenda 2030, che più interessano il mondo dell’infanzia e l’adolescenza. «Il futuro dei nostri ragazzi sarà tutto in un mondo digitale», ha ricordato il presidente di Telefono Azzurro, Ernesto Caffo. Ecco perché i nuovi percorsi educativi nel metaverso andranno costruiti «in modo sostenibile, protetto e sicuro, a misura di bambino». Da qui la necessità di regole condivise, di una formazione costante per gli adulti e lo sviluppo di sistemi per il controllo dell’età dei fruitori.

E loro, i ragazzi, quale atteggiamento hanno nei confronti di questa nuova rivoluzione digitale? L’hanno spiegato gli alunni e il preside, Daniele Barca, dell’Istituto comprensivo Mattarella di Modena, dove il metaverso, con varie applicazioni didattiche, ha già un ruolo importante. «Dobbiamo portare le discipline tradizionali all’interno delle nuove tecnologie, e quindi - ha sottolineato il preside - farle diventare curricolari. Ma dobbiamo anche offrire contenuti sicuri». Perché tra i ragazzi che guardano con entusiasmo e con passione alle opportunità offerte dal metaverso – come ha detto Carla Collicelli, sociologa del welfare e segretario Asvis - «c’è un portato di speranza che non possiamo deludere».

Come fare? Cominciando ad ascoltare i ragazzi e ad imparare da loro. Lorenzo Montagna, presidente Vrar Italia e autore di un libro sul metaverso, ha sottolineato che «la palestra digitale non è un’alternativa alla formazione classica ma qualcosa che l’affianca e la completa». Certamente, come ha fatto notare Silvia Castagna, responsabile relazioni istituzionali Bva Doxa, si apre un nuovo terreno di sfida culturale all’interno delle famiglie, perché il metaverso richiede competenze più elevate rispetto a quelle affrontate negli ultimi decenni e perché l’impatto psicologico molto forte può mettere in difficoltà i ragazzi, con tutti i rischi connessi.

Interrogativi pesanti che Angelo Mazzetti, responsabile delle politiche pubbliche di Meta per Italia, Grecia, Malta e Cipro, si è affrettato a minimizzare: «Il metaverso? Va inteso semplicemente come l’internet del futuro. Un internet sensoriale, immersivo, tridimensionale, presente». Insomma, secondo l’esperto un mito da sfatare: «Non parliamo di una realtà sostitutiva e alternativa alla realtà fisica ma di una serie di tecnologie che ci permetteranno di avere esperienze migliori rispetto a quelle che abbiamo oggi». Con una vastissima possibilità di utilizzo. «Sarà prezioso per la formazione, per la sanità, per tutte quelle situazioni in cui essere in “presenza” seppure virtuale, è determinante», ha concluso Mazzetti. Toni rassicuranti che non hanno convinto Guido Scorza, dell’Autorità Garante per i dati personali, secondo cui sarebbe riduttivo parlare semplicemente di internet del futuro. «Forse sarà qualcosa di più complesso - ha detto - e che non riusciamo molto bene a immaginare. Ma è certo che i dati indispensabili per a vivere il metaverso saranno molto più densi e complessi e ci metteranno ancora più a nudo rispetto a oggi». Una certezza tra tanti interrogativi. «Questi luoghi-non luoghi nascono per volontà del mercato. Saranno essenzialmente giardini privati con regole e accessi presidiati da un contratto».

Tra gli altri interventi Paola Pisano, docente di innovazione all’Università di Torino; Giuseppe Iacono, coordinatore di “Repubblica digitale” e Emilio Puccio, segretario dell’intergruppo sui diritti dei minori del Parlamento europeo

Luciano Moia

Avvenire, 23 ottobre 2022