UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Maturità, confronto infinito

Lo scritto è solo sulla carta
19 Novembre 2021

Non siamo nemmeno alla fine del primo quadrimestre, ma la Maturità 2022 anima già le discussioni nelle scuole e, a colpi di petizioni, sui social. Ad infiammare il dibattito, già avviato la scorsa estate, una lettera-appello degli studenti sulla piattaforma online change.org che in pochi giorni ha raccolto oltre 40mila adesioni. In sintesi, gli studenti chiedono che anche per quest’anno, come già successo nei due precedenti, l’esame sia soltanto orale. «Ne discuteremo e faremo l’interesse dei ragazzi, con i presidi ragioneremo sulla cosa migliore», ha detto il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi. «Stiamo ascoltando tutti e decideremo insieme – ha aggiunto – non dimentichiamo che i ragazzi che fanno la maturità quest’anno sono due anni che sono sulle braci. Non c’è niente di peggio che fare di queste cose una battaglia di giornali, è un problema di persone».

Al ministero, insomma, il dibattito è aperto e, nelle prossime settimane, dovrebbero arrivare indicazioni più precise. Al momento, il solo documento ufficiale prodotto da viale Trastevere è l’ordinanza dello scorso 23 giugno, firmata dallo stesso ministro Bianchi, che fissa l’avvio dell’Esame di Stato 2022 per le 8.30 del 22 giugno, «con la prima prova scritta». Cioè, il tema di italiano. Che, per il momento, è dunque confermato.

Per la conferma dello schema dell’ultimo biennio è anche l’Associazione italiana presidi. «Si dovrebbe proseguire secondo la disposizione utilizzata in questi due ultimi anni, quindi con gli scritti bypassati dalla prova orale e dalla preparazione di un documento – sottolinea Sandra Scicolone, componente dello staff nazionale dell’Anp –. Il problema non è tanto il numero delle verifiche da effettuare, il vero problema è che bisognerebbe ridiscutere sul senso dell’esame di Stato e su quello che si vuole valutare degli studenti. La serietà di un esame non si misura necessariamente dalla quantità delle prove a cui si viene sottoposti».

Contrari all’abolizione degli scritti sono, invece, i deputati di Fratelli d’I-N talia, Paola Frassinetti ed Ella Bucalo, rispettivamente vicepresidente della commissione cultura della Camera e responsabile dipartimento istruzione e responsabile scuola. «Quella che sembrava una decisione temporanea, legata allo stato di emergenza, rischia di diventare una scelta definitiva – si legge in una nota –. Riteniamo che la scrittura e la lettura vadano intensificate proprio in questo periodo, che vede i ragazzi usare molto gli strumenti informatici, faticando sempre più ad esprimersi. Una maturità senza tema di italiano perderebbe il suo vero valore impedendo una valutazione complessiva sulla formazione dello studente».

Per il mantenimento degli scritti è anche un’altra petizione online, lanciata fin da giugno da Ilaria Rizzini, insegnante di Latino e Greco a Pavia. «Nell’arco del quinquennio – recita la petizione su change.org, che finora ha raccolto 2.800 sottoscrizioni – agli insegnanti si chiede di valutare gli studenti tramite prove sia scritte sia orali proprio perché diverse modalità di verifica valorizzano e misurano capacità e competenze diverse. Pertanto, non si comprende perché tale complementarità debba venire meno in sede di Esame, momento di sintesi del percorso scolastico. L’elaborato di indirizzo e l’analisi orale di un testo noto non possono rappresentare un sostituto efficace ed equipollente di prove svolte a prima vista (pertanto certamente prodotte dal candidato): se la scuola che si auspica è quella che dota gli allievi di strumenti e non li infarcisce di mere nozioni – conclude il testo – anche l’esame dovrebbe verificare l’acquisizione di tali strumenti attraverso le medesime strategie adoperate nei cinque anni precedenti».

Paolo Ferrario

Avvenire, 19 novembre 2021