UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Mascherine, gel, test salivari: le università non si fermano

Negli atenei milanesi iniziative all’insegna dell’innovazione e della sicurezza
17 Novembre 2020

L’operosità degli atenei milanesi in questi mesi di pandemia ha prodotto una mole di scoperte innovative, report, studi e iniziative di alto spessore: la mobilitazione nella lotta al virus è stata trasversale e ha ottenuto riconoscimenti e meriti. Ancora adesso le università sono impegnate a fare la loro parte sul tema. È notizia di ieri che la Statale che recentemente ha sviluppato un test salivare per diagnosticare il Covid-19 nei bambini - ha realizzato un nuovo tipo di mascherina certificata secondo la normativa vigente e attualmente oggetto di una richiesta di brevetto: l’ha messa a punto il professor Stefano Farris del dipartimento di Scienze per gli alimenti con il supporto della General converting machine, azienda attiva nel settore delle macchine destinate alla deposizione di strati sottili su substrati.

Il nuovo dispositivo parte dal presupposto che le mascherine facciali a capacità filtrante sono ottenute utilizzando due tipi di tessuto non tessuto sovrapposti, secondo combinazioni che variano in funzione della tipologia di mascherina. C’è il Tnt Spunbond, la cui principale funzione è quella di supporto meccanico e di comfort a contatto con la pelle, e il Tnt melt-blown, dalla trama più densa, che garantisce la capacità filtrante e la traspirabilità. Quest’ultimo però, vista l’improvvisa ed esponenziale crescita della domanda, è diventato costoso e poco reperibile, essendoci pochi produttori, mentre lo Spunbond è maggiormente diffuso perché è ampiamente utilizzato per vari settori produttivi.

La Statale ha deciso di procedere realizzando un tipo di mascherina che mostra elevata capacità filtrante composta esclusivamente da tessuto non tessuto. «Abbiamo pensato ad una soluzione innovativa – spiega Farris – sovrapponendo allo Spunbond sottili strati polimerici in grado di agire da barriera fisica e chimica alla penetrazione di agenti contaminanti, come ad esempio virus e batteri. Questa tecnologia ci ha quindi consentito di ottenere mascherine ad elevata capacità filtrante e traspirabilità senza dover ricorrere al Tnt melt-blown». Si tratta di mascherine usa e getta, simili a quelle chirurgiche, che verranno immesse sul mercato e usate in ateneo.

Anche la Cattolica, che sta portando avanti un piano di vaccinazione gratuita su base volontaria per dipendenti e docenti, si è attivata su questo fronte: ha messo a disposizione una mascherina monouso in carta PaperSafe, totalmente riciclabile nei contenitori della carta, equivalente alle mascherine chirurgiche di classe II, quindi con un’efficacia di filtrazione batterica superiore al 98%. È realizzata in pura cellulosa e fibra di cotone con l’aggiunta di additivi batterici, è fatta in Italia ed è distribuita alla comunità universitaria.

Il Politecnico, invece, forte di una produzione negli scorsi mesi di decine di migliaia di litri di Polichina, il gel igienizzante creato nei laboratori dell’ateneo su scala quasi industriale e regalato a Ats e carceri, ha ripreso la produzione per uso interno: tutti i liquidi igienizzanti presenti nei campus sono autoprodotti negli stessi laboratori.

Intanto Bicocca e Iulm, per alleggerire la pressione sul sistema sanitario locale e contribuire al contenimento del contagio, hanno deciso di dare la possibilità a docenti, dottorandi, assegnisti, personale interno nonché studenti che dormono nelle residenze universitarie o transitano per l’università (ormai sono pochissimi, in Bicocca), di avere un tampone gratis in caso sorgano sintomi o si è stati a contatto con persone positive.

Avvenire Milano, 17 novembre 2020