Obiettivo numero uno: evitare il caos e preservare la continuità didattica fino alla fine dell’anno scolastico. Questo il quadro di riferimento entro cui si sta muovendo il Ministero dell’Istruzione, che ieri pomeriggio, con il sottosegretario Vito De Filippo, ha incontrato i sindacati per fare il punto dopo la sentenza del Consiglio di Stato sui diplomati magistrali ante 2002. In ballo c’è il futuro di 43.600 maestre di scuola dell’infanzia e primaria, inserite nelle Gae con riserva e di altre 6mila assunte in ruolo, sempre con riserva. Tutte avevano fatto valere il valore abilitante del diploma, riconosciuto da cinque sentenze dello stesso Consiglio di Stato che, però, il 20 dicembre scorso, ha cambiato idea rigettandole nel limbo (e, in molti casi, nel panico).
«Non ci sarà nessun licenziamento di massa», cercano di rassicurare dal Miur, ricordando che le 43.600 nelle Gae, con riserva, «erano supplenti e tali resteranno ». La differenza, rispetto al periodo precedente la sentenza del CdS, riguarda il fatto che «non avranno più la corsia preferenziale per l’assunzione ». Nelle stesse condizioni, ricordano da viale Trastevere, si trovano anche migliaia di laureati che chiedono di entrare in ruolo nella scuola. Proprio per evitare di andare a cozzare contro questi interessi contrapposti, il Ministero ha già chiesto, lo scorso 22 dicembre, all’Avvocatura dello Stato «un parere sui tempi e sulla corretta modalità di esecuzione della sentenza considerate le diverse fattispecie ed al fine di garantire l’uniformità di attuazione sul territorio nazionale». Al Miur vogliono procedere con i piedi di piombo, per evitare di scatenare una ridda di ricorsi e controricorsi che provocherebbe il caos.
«Salvaguardare l’anno scolastico in corso» è anche l’obiettivo principale di Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola Rua, Snals Confsal e Gilda Unams, che ieri hanno preso parte al vertice al Ministero. Tre le principali richieste avanzate: riaprire le graduatorie d’istituto per permettere l’inserimento dei docenti che, collocati in Gae e quindi in prima fascia d’istituto, erano stati esclusi dalla seconda fascia; salvaguardare i punteggi acquisiti mediante il servizio svolto in questi anni in forza delle sentenze cautelari; prevedere, a regime, una norma ad hoc al fine di ricomporre i diritti dei docenti a vario titolo interessati al contenzioso in questione.
«Occorre pensare ad una soluzione politica del problema – sostengono i segretari generali Francesco Sinopoli, Maddalena Gissi, Giuseppe Turi, Elvira Serafini e Rino Di Meglio – . Ci troviamo di fronte ad un quadro complesso ma bisogna tutelare gli interessi di tutti. Non si può pensare di cancellare un’intera categoria di lavoratori e lavoratrici che in molti casi operano già da anni nella scuola. L’amministrazione dovrà trovare una soluzione che riconosca i diritti di tutti e non lasci a casa nessuno», concludono i sindacalisti, che saranno riconvocati al Miur dopo l’acquisizione del parere dell’Avvocatura dello Stato.
In attesa degli ulteriori sviluppi, lunedì le maestre diplomate scenderanno in piazza per lo sciopero proclamato dalle associazioni Adida e Mida e dal sindacato autonomo Anief. I legali dell’Associazione docenti invisibili da abilitare si rivolgeranno inoltre alla Cassazione e alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Gli avvocati Michele Bonetti e Santi D’Elia, che stanno preparando i ricorsi, hanno infatti rilevato nella sentenza del Cds «difformità rispetto alle richieste articolate in sede di rimessione alla Plenaria, la quale si è spinta ben oltre i limiti del grado di giudizio».
Paolo Ferrario
Avvenire, 5 gennaio 2018