UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

L’Università di Trento e il progetto Ausilia

Un servizio che coniuga ricerca di base e applicata, servizi al territorio e assistenza
17 Novembre 2021

Diamo per scontato che le attività svolte dalle università abbiano sempre l’obiettivo di generare impatto positivo sulla società. Si tratta semmai di capire se l’impatto riguardi il livello locale, regionale o quello internazionale e se avvenga in forma diretta o indiretta, tramite l’intervento di imprese, laureati, organizzazioni esterne, ecc. Ovviamente l’impatto si può manifestare nel breve, nel medio o nel lungo termine, ma si dà altresì per scontato che ogni attività universitaria non risponda ad obiettivi egoistici di qualcuno, ma che sia sempre orientata a generare effetti positivi, sebbene con modalità, tempi e intensità diversi.

In alcuni casi nell’università viene svolta attività di ricerca che poi qualcun altro assorbe e utilizza. In altri casi è l’università stessa che genera impatto in modo diretto, con progetti specifici, molti dei quali riguardano territori e fasce di popolazione fragili e vulnerabili, sia in Italia che all’estero. L’Università di Trento, che conta oltre 700 professori e ricercatori e oltre 16mila studenti, è attiva in questi ambiti e ha lanciato un progetto, dal titolo Assisted unit for simulating independent living activities (www.ausilia.tn.it/), che riguarda la popolazione anziana, in netta crescita in Italia, dove sta crescendo l’incidenza di malattie croniche e degenerative, il che si traduce in una modificata domanda di salute, di socialità e di benessere personale.

A fronte di tale maggiore longevità esistono senz’altro Residenze Socio Sanitarie (RSA) di elevata qualità, che però non rappresentano sempre la risposta più adeguata. L’Università di Trento si è quindi attivata con un progetto nato dal confronto tra i docenti dei dipartimenti di ingegneria ed i clinici del centro per l’Autonomia e la Terapia Occupazionale ABILITA dell’Ospedale 'Villa Rosa', dal quale è emersa l’idea di creare una struttura di supporto alla transizione tra la deospedalizzazione ed il rientro a casa di utenti disabili e/o anziani. Un team interdisciplinare di ingegneri e clinici forniscono un servizio di valutazione dei bisogni degli utenti fragili, integrano la dimissione con indicazioni personalizzate di tipo architettonico e tecnologico, mantengono aggiornati i database, la conoscenza degli ausili tecnologici e le norme architettoniche e si occupano del trasferimento tecnologico verso aziende specializzate nei settori coinvolti.

È stato inoltre realizzato un appartamento domotico infrastrutturato con una rete pervasiva di sensori IoT che monitorano i movimenti dell’utente, la sua interazione con l’ambiente ed i suoi parametri fisiologici al fine di stimare lo stress e quindi determinare soluzioni che lo possono minimizzare. Durante il periodo di allestimento, prima ancora della divulgazione vera e propria dell’iniziativa, sono state soddisfatte diverse richieste per predisporre l’appartamento nel caso di famiglie con bimbi disabili, di soluzioni per l’autonomia e la sicurezza di persone anziane. Per esempio, una persona con diagnosi di SLA ha usufruito del supporto per la progettazione di spazi modulari e domotizzati grazie ai quali è rimasta in casa propria per tutto il periodo della malattia, operando anche in telelavoro fino a poco prima della sua scomparsa.

Il servizio Ausilia è stato reso operativo dal novembre 2019 e già nel corso dell’anno ha fornito un servizio effettivo a circa 15 cittadini fragili. Questo progetto ci ricorda che non serve a molto distinguere tra ricerca di base e ricerca applicata, quanto piuttosto fare in modo che la ricerca sia sempre di qualità elevata. Nelle università esistono progetti a impatto che, partendo dai bisogni dei territori e delle persone più fragili, mettono a disposizione un approccio multidisciplinare, valorizzando competenze di cui spesso solo le università dispongono.

Andrea Piccaluga

Avvenire, 17 novembre 2021