Ottanta anni di Lumsa. Un anniversario importante, per tornare a confrontarsi con l’identità originaria che ha dato vita all’avventura culturale e pedagogica di questo ateneo cattolico. Un’identità da declinare in un mondo che però è radicalmente mutato. Era il 1939 quando Luigia Tincani, col sostegno della Santa Sede, dava vita alla sua intuizione: trasformare in ateneo l’istituto magistrale creato a Roma per dare una laurea alle insegnanti di religione destinati alle scuole statali italiane. Da allora la Libera Università Maria Santissima Assunta ha aperto sedi in altre quattro città, gli studenti sono diventati 7.200, 400 i docenti, nove i corsi di laurea per giovani che vengono da 55 nazioni diverse. Oggi in Vaticano l’udienza con papa Francesco celebrerà la ricorrenza e contemporaneamente aprirà l’anno accademico.
«Un anniversario serve innanzitutto a confrontarsi nuovamente con la missione e l’identità originaria dell’istituzione – spiega il rettore Francesco Bonini – e quindi a maggior ragione di una università. Serve per ridirsi perché si è nati. E la Lum- sa è stata fondata per preparare educatori liberi e coerenti». Liberi, ricorda Bonini, «in un momento in cui, il 1939, c’era il totalitarismo». E coerenti, «rispetto all’identità di università italiana e cattolica».
In tutti questi anni sono cresciuti i corsi di laurea e si sono moltiplicati gli sbocchi e i profili professionali. «Oggi si tratta di riprendere questa identità originaria – dice il rettore – e traguardarla in una società, un mondo del lavoro, una cultura molto diversi». Ottanta anni che hanno registrato una accelerazione straordinaria: «Ma in questa accelerazione dei processi bisogna mantenere libertà e coerenza. Che diventano un valore, da proporre come bussola educativa. In una università 'umanistica nella sua radice', come l’aveva definita il professor Armando Rigobello, primo rettore della Lumsa. Non c’è distinzione tra le scienze, perché la radice della cultura parte dalla persona: ecco dunque la centralità dello studente e la responsabilità del docente». E vale la pena di sottolineare che la Lumsa in Italia è l’unica università fondata da una donna. «È la valorizzazione di quello che Giovanni Paolo II definiva 'il genio femminile'. L’istituzione della Lumsa voluta dalla Santa Sede è stata affidata a madre Luigia Tincani. Quasi un secolo fa il Papa riponeva piena fiducia in una donna. Fu un investimento su una persona già operosa nella società: fondatrice della Fuci femminile a Roma, impegnata con le consorelle nelle scuole laiche italiane, con una operosità tutta cattolica».
E c’è attesa per le parole di papa Francesco. «Per noi saranno un pungolo. Il grande carisma di questo Papa – sottolinea Bonini – è quello di stimolare tutti a dare di più. Un di più di coerenza e un di più di servizio. Ci aspettiamo un abbraccio che però ci stimoli ad andare avanti, a proseguire il cammino, a migliorarci. Dico sempre - a me stesso prima di tutto, poi ai colleghi e agli studenti - che ci sono ampi spazi di miglioramento. Il Papa della mia adolescenza, Paolo VI, mi ha insegnato a dare sempre il meglio».
Di sicuro le indicazioni di papa Francesco aiuteranno l’ateneo a mantenere la rotta: «Certo, saranno per noi un programma e un impegno. La Lumsa, in quanto università cattolica, ha quel di più che le viene dall’essere coerentemente inserita nel disegno di servizio della Chiesa a tutta l’umanità, Ex Corde ecclesiae». Come dice la costituzione apostolica di Giovanni Paolo sulle università cattoliche. Assieme alla gratitudine per i fondatori, il rettore Bonini ci tiene ad esprimere la sua riconoscenza anche «per tutti coloro che la Lumsa in questi 80 anni l’hanno animata . Se noi oggi festeggiamo è anche grazie ai tanti suoi protagonisti».
Luca Liverani
Avvenire, 14 novembre 2019
Un ideale grande abbraccio donato a Papa Francesco per ricevere da lui un incoraggiamento per il futuro, celebrando insieme il passato in occasione di un traguardo importante. Così giovedì mattina studenti, ricercatori, docenti, personale e laureati dell’Università Lumsa (Libera Università Maria Santissima Assunta) vivranno in Aula Paolo VI l’udienza privata riservata loro dal pontefice in occasione degli 80 anni dalla fondazione dell’ateneo di ispirazione cattolica. La speciale mattinata sarà anche l’occasione per inaugurare il nuovo anno accademico 2019–2020. «Un incontro che sicuramente ci darà la forza di guardare oltre i limiti e proseguire con coraggio e determinazione nel nostro compito educativo volto a formare uomini e donne nei quali la cultura umanistica porti a mettere al centro la persona», spiega il rettore Francesco Bonini. È la dimensione del servizio a risultare centrale – aggiunge il rettore che dal 2014 guida il più antico ateneo romano dopo la Sapienza – «proprio guardando anche a Papa Francesco, al suo insegnamento sociale e culturale centrato su un’idea di apprendimento che contribuisca sempre più alla diffusione e alla costruzione del bene comune». In questo senso, continua, «la nostra realtà è ben riconoscibile, e non solo nel contesto cattolico, per la proposta formativa dottorale caratterizzata da tre assi direttrici quali l’economia civile, l’umanesimo contemporaneo e il benessere delle persone e delle organizzazioni».
Fondata nell’ottobre del 1939 dalla venerabile Luigia Tincani, pedagogista e filosofa, e dal cardinale Giuseppe Pizzardo, l’Università Lumsa alle origini aveva solo la facoltà di Magistero, con l’obiettivo di rendere più facile l’accesso agli studi universitari delle religiose chiamate ad insegnare nelle scuole cattoliche, insieme a quello di contribuire ad una formazione intellettuale e umana libera dai condizionamenti ideologici del tempo. Tra gli anni Sessanta e Settanta conosce un crescente sviluppo nel corpo studentesco, anche grazie all’ammissione di studentesse laiche, così come nell’ampliamento dei corsi offerti.
Nel 1989, in occasione del piano di sviluppo delle università italiane, si trasforma in Libera Università, offrendo quindi una pluralità di corsi di laurea. È tra i primi atenei italiani ad attivare, nell’ambito della Facoltà di Lettere, i corsi di scienze della comunicazione e di giornalismo. A questi si aggiungono via via quelli di giurisprudenza, scienze politiche, economia e psicologia. Particolare attenzione rimane riservata all’ambito della pedagogia e della didattica, con riferimento anche all’educativo extrascolastico e a tutto il comparto dei servizi sociali. Alla fine degli anni Novanta, poi, aprono i poli di Taranto e Palermo, che «rappresentano un investimento – tecnologico e di relazioni umane – teso a favorire dinamiche di sviluppo sostanziale della persona e della comunità nelle aree del Mediterraneo che presentano anche situazioni di emergenza sociale», evidenzia Bonini. Per il futuro, il rettore auspica «di continuare a lavorare con responsabilità con i corsi di laurea storici, sviluppando quelli di scienza dei dati e di informatica che inauguriamo con questo nuovo anno accademico».
Michela Altoviti
Roma Sette, 12 novembre 2019