UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Lorenzoni e i segreti del buon maestro

L’insegnante e scrittore nel suo ultimo libro sceglie di indicare la strada della professione attraverso figure controcorrente
19 Maggio 2023

Il nuovo libro del maestro Franco Lorenzoni, per l’editore Sellerio, Educare controvento. Storie di maestre e maestri ribelli (pagine 356, euro 16) ci aiuta, in questi ultimi giorni vicini al Premio Mario Lodi in cui si è celebrato anche l’anniversario di don Milani insieme a Eraldo Affinati e a Massino Iiritano di “Amica Sofia”, a riflettere su che cosa voglia autenticamente dire l’essere maestre e maestri ribelli, nel nome di un’educazione controvento. Fin dalla prima pagina sottolinea: «Bambine e bambini si accorgono al volo della distanza che troppe volte separa le parole e azioni di noi adulti. Se ne accorgono da dettagli, che spesso non saprebbero indicare, ma che confermano i loro sospetti. Diffidano in particolare dei nostri ammonimenti per le troppe incoerenze che li accompagnano».

Torna così la famosa e difficilissima domanda che si sono posti Agostino e Tommaso d’Aquino: è davvero possibile insegnare qualcosa a qualcuno? Lorenzoni, ponendosi, per alcuni aspetti, sulla via di Tommaso, ricorda non solo l’attività intellettuale del maestro, ma anche il suo mestiere artigianale, che necessita di continua ricerca e messa a punto, nel tentativo di superare l’ostacolo della vita inautentica insita nel mondo e che, con fiducia, dovrebbe portare a manifestare l’esigenza di non potercela fare da soli! Per anni Lorenzoni ha raccontato i bambini e le bambine di Giove, invece, in questo nuovo testo, ci conduce attraverso i suoi trentasette anni da insegnante e fondatore di una casa –laboratorio, che ospita campi scuola e stage di ricerca. I capitoli di Educare controvento ci presentano personaggi di primissimo livello come Piero Calamandrei, Alessandra Ginzburg, Emma Castelnuovo, Nora Giacobini, Mario Lod, don Lorenzo Milani, Alexander Langer, Malala Yousafzai e Greta Thunberg. Sono insegnanti, attivisti e pacifisti in grado di ribellarsi senza violenza, nel nome di quel monito di Camus, «Mi ribello dunque siamo».

All’inizio del suo ragionamento, l’autore evidenzia saggiamente i tre passi dell’articolo 3 della Costituzione, che «in poche righe offre una straordinaria cornice di senso dell’impresa educativa»: la pari dignità affiancata al diritto di essere ascoltati, la rimozione degli ostacoli come consapevolezza di quanto la diversità aiuti a crescere e lo sviluppo della persona umana. In questo solco si colloca il capitoletto dedicato a un Piero Calamandrei tornato profondamente cambiato dalla guerra, che decide, d’improvviso, di tenere un diario puntuale dei colloqui con suo figlio Franco.

Alla base di questi appunti, lo stesso Calamandrei ricorda l’importanza del rovesciamento di sguardo: «Ciò che osserva con interesse il padre in suo figlio, dai tre ai cinque anni, non è tanto ciò che apprende crescendo, piuttosto la libertà di pensiero e sentimento delle cose del mondo che il piccolo Franco, inesorabilmente, perde, giorno dopo giorno. Da qui l’esigenza di documentare, con precisione da entomologo, qualcosa di prezioso che sfugge». Peraltro resta indimenticabile la frase di quel fondamentale libro del Novecento, che si conclude dicendo: «Franco, tu parli ormai come parliamo noi grandi: come parlano le signore nei salotti, come parlano i deputati in parlamento… Che malinconia!». Erano gli anni in cui Piaget, a Ginevra, sottoponeva i suoi figli a prove sistematiche di logica e linguaggio, attraverso esperimenti e domande.

Alla vacuità della concezione egocentrica dell’universo, Lorenzoni, ponendosi sulla linea della filosofia dialogica (e ancor prima di quella greca), pone l’accento sul ruolo della relazione autenticamente maieutica. Appena accennata, ma utilissima la menzione del “duale” nel greco antico. Viene da aggiungere, confermando l’autore stesso: che fine ha fatto il duale? Non basta solo il tanto amato singolare e il, ben più raro, plurale, ma quanto potrebbe essere armonioso l’essenzialità del due, come ricorda la lingua greca? In fondo, per fare un esempio, gli occhi possono esser citati solo al duale, perché sono entrambi presenti, attivi e reciproci. Potremmo dire qualcosa in più, senza scendere in tecnicismi. Solo i greci si sono spinti fino alla comunanza del “triale”; inoltre il duale non è solo parte della grammatica, per la cultura greca, ma è parte di un modo di vivere, come scrive Aristotele nell’ “Etica Nicomachea”, citando il libro X dell’Iliade, dove c’è un poetico duale: «due persone che vanno insieme». Nel libro di Franco Lorenzoni, “le due persone che vanno insieme” sono il bambino e il maestro, reciprocamente legati da un’esperienza unica, come quella di Barbiana per don Milani o di Piadena per Mario Lodi o quella che dovrebbe realizzarsi, ogni giorno, in una classe di una qualunque parte del mondo. Ricordando l’incontro con il Priore, anni dopo il maestro Lodi scrisse: «Sul piano metodologico aveva operato un cambiamento radicale: dall’autoritarismo del trasmettitore di cultura, principi e valori, era passato a quello di guida alla scoperta, partendo dai valori della vita». Per realizzare che cosa se non quell’espressione compiuta di ciò che già siamo?

Sono moltissime le riflessioni che derivano da questo libro, ma chiunque si occupi di questi temi troverà, in ogni singolo capitoletto, un’utile guida e aggiungerà note su note, a seconda della propria esperienza coi propri bambini o con la propria classe. Una domanda dovrebbe accomunarci tutti: «Ma voi da che parte state?». Questo fu l’interrogativo del gennaio 1989 del grande pedagogista brasiliano Paulo Freire, intervenuto all’Università di Bologna per ricevere una laurea ad honorem con Margherita Zoebeli e Mario Lodi. Freire intendeva ricordare che occorre schierarsi, anche in senso educativo, in modo netto e senza compromessi. Era questa appunto la sua pedagogia degli oppressi, che ancora oggi riguarda tutti coloro che scelgono di educare controvento.

Dorella Cianci

Avvenire, 16 maggio 2023