Un milione in più per il 'buono scuola', che raggiunge così una copertura di 24 milioni. Ne ha deliberato lo stanziamento la giunta regionale lombarda, per garantire questo aiuto a tutte le 23.500 famiglie aventi diritto che ne hanno fatto richiesta: beneficeranno di un’agevolazione tra 700 e 1.300 euro, vincolata al pagamento di scuole paritarie o statali che prevedano il pagamento di una retta. La quantificazione del contributo viene calcolata sulla scorta sia del reddito Isee del nucleo (che non deve superare i 40mila euro annui), sia della tipologia di scuola frequentata (primaria o secondaria, di primo o secondo grado). Non necessariamente l’istituto frequentato deve avere sede in Lombardia: può trovarsi anche in una regione confinante, ma lo studente deve rientrare quotidianamente nella propria residenza.
Melania Rizzoli, assessore regionale all’Istruzione, dopo aver premesso che «il sostegno della libertà di scelta educativa rappresenta da quasi 20 anni una peculiarità della nostra Regione », ha annunciato il desiderio di «proseguire su questa linea, nella ferma convinzione che stiamo aiutando le famiglie a esercitare un loro diritto». Da qui, ha fatto sapere di aver chiesto al suo assessorato «uno sforzo per reperire le risorse necessarie affinché tutte le famiglie beneficiarie possano ricevere il buono scuola senza alcuna riduzione rispetto all’impegno previsto ». Fabio Pizzul, capogruppo Pd in consiglio regionale ha però precisato: «Trovo positivo che possano arrivare risorse alle famiglie. Noi rimaniamo però dell’idea che sia necessario aiutare le famiglie più fragili non solo con il buono scuola, ma anche con le altre provvidenze della dote scuola». Per esempio, i contributi per l’acquisto di libri di testo, appannaggio «di chi frequenta non solo le scuole paritarie ma anche quelle statali senza retta».
E proprio questa dote scuola, nel 2014, era stata oggetto di un procedimento giudiziario al Tar Lombardia. Le ricorrenti, due studentesse milanesi, miravano a farne dichiarare l’illegittimità in quanto - a loro dire - costituiva un ingiustificato privilegio a favore delle paritarie. Che, nella maggior parte dei casi, sono d’ispirazione religiosa. I giudici amministrativi, accogliendo il ricorso laddove censurava proprio per i libri di testo - le maggiori agevolazioni allora concesse agli studenti delle paritarie rispetto a quelli delle pubbliche, ha però fatto del tutto salvo il sostegno della retta di frequenza. «La pluralità dell’offerta formativa – si legge in sentenza – è tale solo se i destinatari sono realmente posti nella condizione di accedere ai percorsi scolastici offerti dalle scuole private, perché solo così si tutela la libertà di scelta e si assicura la pari opportunità di accesso ai percorsi offerti dalle scuole non statali».
Marcello Palmieri
Avvenire Milano, 14 febbraio 2019