UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Livelli di istruzione, ancora forti criticità

La situazione del Paese nel Rapporto annuale 2025 dell’Istat
27 Maggio 2025

Il 21 maggio scorso è stato presentato il “Rapporto annuale 2025 Rapporto del Paese” da parte dell’Istat, che illustra i cambiamenti economici, demografici e sociali dell’anno appena trascorso. Uno degli argomenti di particolare interesse riguarda l’istruzione, che costituisce un elemento imprescindibile per la costruzione del percorso di vita delle persone, il cui livello conseguito incide sul rapporto con il mondo del lavoro, sui tempi e sui modi di formazione della famiglia, sugli stili di vita e sul benessere sociale.

 

Il Rapporto si sofferma anzitutto sull’analisi comparata dei livelli di istruzione in Europa, evidenziandone il ritardo italiano. Nel 2023, il 65,5% degli adulti tra i 25 e i 64 anni possiede almeno un diploma di scuola secondaria superiore, contro il 79,8% della media UE27. In Germania e Francia, il dato supera l’83%.

 

La differenza maggiore riguarda la percentuale di laureati: in Italia è il 21,6%, mentre la media europea è del 35,1%. Anche nella fascia tra i 25 e i 34 anni, i dati mostrano un livello medio di istruzione inferiore rispetto ad altri grandi Paesi europei, dovuto sia all’elevato numero di giovani con il solo titolo della scuola media sia alla scarsa diffusione dei percorsi terziari brevi a orientamento professionale.

 

Nel 2024, il 31,6% dei giovani tra i 25 e i 34 anni ha completato un percorso terziario, lontano dall’obiettivo del 45% previsto per il 2030 dall’Unione Europea. Le differenze di genere risultano marcate: le donne raggiungono il 38,5%, mentre tra gli uomini la quota si ferma al 25%.

 

Anche la cittadinanza incide: 34,4% tra gli italiani contro il 13,4% tra i giovani stranieri. Dal punto di vista territoriale, il Mezzogiorno mostra un’incidenza più bassa (25,9%) rispetto al Nord (34,5%) e al Centro (35,1%). Negli ultimi cinque anni, solo i divari territoriali hanno mostrato una leggera riduzione, mentre quelli di genere e cittadinanza sono aumentati.

 

Nel 2024, il 9,8% dei giovani tra i 18 e i 24 anni è uscito prematuramente dal sistema educativo senza aver completato un titolo di studio secondario. Il fenomeno è più frequente tra gli uomini (12,2%) che tra le donne (7,1%) e presenta forti disparità regionali: 12,4% nel Mezzogiorno, 8,4% al Nord, 8,0% al Centro. Per i giovani stranieri, l’abbandono scolastico raggiunge il 24,3%, con incidenze più alte tra chi è arrivato in Italia in età adolescenziale.

 

Il rapporto sottolinea che l’abbandono scolastico sia fortemente influenzato dal livello d’istruzione dei genitori, rilevando che ad un basso livello d’istruzione corrisponda un rischio più alto di abbandono. Quasi un quarto (22,8 per cento) dei giovani 18-24enni con genitori con al massimo la licenza media ha abbandonato gli studi prima del diploma, quota che scende al 5,3 per cento se almeno un genitore ha un titolo secondario superiore e all’1,2 per cento se laureato

 

Il declino della natalità ha portato a una diminuzione degli iscritti nel sistema scolastico: nell’a.s. 2022/2023 si contano 448 mila studenti in meno rispetto al 2018/2019. La flessione riguarda tutte le scuole, ma è più marcata nell’infanzia e nella primaria. In controtendenza, aumentano gli studenti stranieri, che ora rappresentano l’11,2% del totale.

 

Nonostante il calo demografico, il tasso di scolarità tra i 15 e i 19 anni è stabile (87,1% nel 2022), allineato alla media europea. Tuttavia, scende all’81,1% tra i 17 e i 18 anni, concluso l’obbligo scolastico. Il rischio di dispersione scolastica aumenta con l’età: dopo i 18 anni, l’abbandono raggiunge l’8,3%. Il genere incide nella scelta dei percorsi: il 64,7% delle ragazze sceglie il liceo, contro il 39,6% dei ragazzi, più orientati verso gli istituti tecnici. Le ragazze risultano meno presenti nei percorsi tecnico-scientifici.

 

Nel 2022, hanno ottenuto il diploma 506 mila studenti, pari al 96% degli scrutinati. Tra chi ha proseguito con un titolo terziario, l’87,8% ha scelto l’università. Più contenute le iscrizioni ai percorsi di Alta formazione artistica e musicale (Afam) e agli ITS Academy, sebbene in crescita. Il tasso di conseguimento di titoli terziari rimane inferiore alla media UE: 56,4 per mille in Italia contro 65,6 per mille in Europa. Ancora più ampio il divario nelle discipline STEM, dove l’Italia si attesta a 18,5 per mille.