Pochi laureati nel 2017 (26,5% contro il 44,3% della Francia e il 48,3 del Regno Unito) e un tasso di occupazione più basso rispetto agli altri Paesi Ocse a tre anni dalla laurea (62,7% rispetto all’83 dei transalpini e al 93 della Germania). Italia senza speranza e con gap quasi insuperabile tra scuola e impresa? «I numeri vanno sempre interpretati» avverte Antonella Sciarrone Alibrandi, prorettore dell’Università Cattolica di Milano.
Le cifre nascondono sorprese. Nel corso dell’incontro Università e lavoro. Studiare per lavorare al Meeting di Rimini, emerge che nelle materie letterarie il Belpaese è ben posizionato. E le imprese innovative, quelle esportatrici e quelle culturali assumono in numero maggiore rispetto alle 'tradizionali' e abbracciano più facilmente i neolaureati. Le imprese che esportano vantano +15,6% di assunzioni e il +2,4% di posti occupati da laureati, ma denunciano difficoltà di reperimento di figure precise. «Appena un laureato su tre» dice Giuseppe Tripoli, segretario generale di Unioncamere.
Rimpallarsi responsabilità non serve, meglio avviare rapporti virtuosi e «raccontare le opportunità che esistono» assicura Giangiacomo Pierini, direttore comunicazione Coca-Cola HBC Italia che fatica a rintracciare chimici di laboratorio in Abruzzo e operai specializzati in Veneto. #YouthEmpowered, il programma che supporta i ragazzi nella transizione scuola-lavoro, in un anno ha coinvolto oltre 10mila ragazzi (16 -30 anni). Nestlè Italia ha superato quota 750 giovani assunti prevista in tre anni. «Siamo andati oltre e proseguito fino al 2018» è orgogliosa Manuela Kron, direttore corporate affairs. «I giovani vivono l’occupazione con angoscia ancor prima di iscriversi ad un ateneo – rilancia Sciarrone Alibrandi –. Da termine positivo, lavoro si carica di negatività».
Paolo Guiducci
Avvenire, 24 agosto 2018
Per approfondire, leggi l’articolo di Antonella Sciarrone Alibrandi su “Lavoro, il valore della laurea”: https://www.cattolicanews.it/_google_number_in_path_fragmented/lavoro-il-valore-della-laurea