UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

L’intelligenza artificiale solo supporto da regolare

Nella valutazione dei ricercatori insostituibile il fattore umano
7 Agosto 2022

In Italia, per diventare professori universitari è necessario essere in possesso dell’abilitazione scientifica nazionale (detta anche ASN). Non è una condizione sufficiente, e attualmente migliaia di ricercatori ne sono in possesso senza averla potuta usare. La normativa vigente prevede che la procedura per l’assegnazione dell’ASN sia gestita da una commissione sorteggiata tra tutti i professori ordinari che soddisfano vincoli stringenti sulla loro attività scientifica. Più in dettaglio, data la variegata composizione del sistema accademico italiano, attualmente sono attive 190 commissioni, una per ogni settore concorsuale. In un intervento tenuto il 23 giugno scorso presso la Crui (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) la ministra del governo uscente Cristina Messa annunciava l’eliminazione delle commissioni nazionali e l’utilizzo di «indicatori sui requisiti e controllo automatizzato (parole chiave e Intelligenza Artificiale IA)». Le immediate reazioni della comunità scientifica portavano a un netto ridimensionamento di queste proposte da parte della stessa ministra.

Caso chiuso? Non proprio. Nei giorni scorsi il Consiglio direttivo dell’Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale (AIxIA), con il supporto della Giunta del Gruppo di Ingegneria Informatica (GII) e della Giunta del GRuppo di INformatica (GRIN), ha pubblicato una nota che «mira ad analizzare i confini della concreta applicazione e fattibilità» della proposta della ministra Messa ( https://aixia.it/comunicato- su-asn/ ). In estrema sintesi, la nota riconosce i limiti dell’Intelligenza Artificiale per lo svolgimento di compiti così complessi e umani (la valutazione dei candidati all’ASN), inquadrando questa attività tra quelle definite ad 'alto rischio' dall’attuale proposta di regolamento in discussione presso la Commissione Europea. Sono state, però, in particolare le conclusioni della nota ad aver riaperto un dibattito acceso e con toni a volte molto aspri. «In sintesi, e più concettualmente, tecniche di Intelligenza Artificiale potrebbero essere utilizzate, anche in tempi brevi, per sviluppare indicatori sempre più robusti e affidabili: indicatori comunque, non valutazioni di merito», vi si legge.

È ragionevole che la comunità accademica informatica e, in particolare, quella che si occupa di Intelligenza Artificiale veda la possibilità di dare un contributo allo svolgimento di un compito così complesso e, per sua intrinseca natura, con elementi soggettivi e discrezionali. La scienza ha l’obiettivo di affrontare sfide che sembrano insuperabili e non può certo tirarsi indietro. È altresì ragionevole che questa possibilità sia inquadrata in un contesto normativo, ma anche etico e sociale, molto rigido e regolamentato. La scienza ha infatti l’obbligo di anticipare l’impatto sociale delle sue scoperte, non potendo mai essere neutra nelle sue applicazioni.

Ciò che non può essere accettato è la previsione che lo sviluppo di strumenti decisionali di supporto ai lavori delle commissioni per l’abilitazione scientifica nazionale avvenga in tempi brevi, perché mancherebbe lo spazio per un’intensa e approfondita discussione a vari livelli (accademico, scientifico, sociale e politico) sull’impatto di questo approccio. Inoltre, accettando in un contesto così delicato la pur parziale sostituzione del giudizio umano con quello di un sistema artificiale (qualunque esso sia, intelligente, automatizzato, digitale, cibernetico) si aprirebbe la strada per altre sostituzioni, in contesti forse meno 'paludati' ma altrettanto importanti.

Nel 1968 Philip K. Dick pubblicava ' Do Androids Dream of Electric Sheep?' (Ma gli androidi sognano pecore elettriche?, in Italia pubblicato anche come 'Il cacciatore di androidi') ispirando Hampton Fancher e David Webb Peoples nella scrittura della drammaturgia di Blade Runner, il film cult del 1982 diretto da Ridley Scott. Nell’immaginario fantastico di molti di noi, l’Intelligenza Artificiale è sinonimo di robot, androidi e replicanti. Anche se sappiamo che non è così, la richiesta pressante di garanzie oggettive, forti e confutabili non può essere ignorata.

Vincenzo Ambriola

Avvenire, 6 agosto 2022