UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

L’inquietudine è il «motore» dell’educazione

Al magistero educativo di papa Francesco dedicata la decima Giornata pedagogica della scuola cattolica. Gli interventi di monsignor Vincenzo Zani, padre Antonio Spadaro e dei pedagogisti Giuseppe Mari, Giuseppe Zanniello, suor Giuseppina Del Core. "Educare non è addomesticare"; occorre affrontare il cambiamento antropologico con una "pedagogia della domanda"
16 Ottobre 2017

Finalizzata a «costruire la nazione, integrando le differenze»; diretta a «rifondare il patto educativo tra le generazioni»; scevra da tentazioni come quella di «formare un esercito egemonico di cristiani che hanno tutte le risposte ». Così è, secondo l’arcivescovo Angelo Vincenzo Zani e il gesuita padre Antonio Spadaro, l’educazione nella visione di papa Francesco. Il segretario della Congregazione per l’educazione cattolica e il direttore di Civiltà Cattolica sono intervenuti ieri alla X Giornata pedagogica della scuola cattolica, organizzata dall’Ufficio nazionale Cei per l’educazione, la scuola e l’università. Quello dell’educazione, ha fatto notare il direttore Ernesto Diaco, «è uno dei cardini del pontificato. E la stessa Evangelii gaudium può essere letta in chiave educativa ed è ricchissima di spunti».

Una circostanza confermata anche da padre Spadaro, il quale ha ricordato che nelle oltre 1000 pagine del volume che raccoglie discorsi e omelie di Bergoglio arcivescovo di Buenos Aires, più di un terzo sono dedicate a questo tema. Si può dunque stilare quasi una sorta di decalogo dell’educazione secondo Francesco. Proprio il direttore di Civiltà Cattolica ne ha fornito i primi cinque punti. «Costruire una nazione integrando». Di qui l’occhio particolare all’accoglienza delle diversità, alla lotta alla discriminazione, ma non per assorbire. Secondo: «Affrontare il cambiamento antropologico ». «Il Papa – ha detto Spadaro – apre gli occhi sulle sfide odierne, perché sempre più l’uomo vivrà in società complesse e se non le sappiamo comprendere, c’è il rischio di trasformare la Chiesa in una setta». Terzo: «L’inquietudine come motore educativo: educare non è addomesticare ». Il quarto punto è la pedagogia della domanda, con l’appello agli educatori ad essere «audaci e creativi» e ad «avere una concezione inclusiva della verità ». Questo non significa essere relativisti, ma riconoscere che la «verità di Dio è inesauribile». Infine, ha ricordato Spadaro, «bisogna vivere l’educazione come dimensione generativa e familiare». E ciò comporta che le scuole cattoliche «non devono aspirare a formare un esercito egemonico di cristiani che conoscono tutte le risposte, ma a essere un luogo dove tutte le proposte vengano accolte e vagliate alla luce del Vangelo».

Il decalogo è stato poi completato da Zani che ha ricordato come di fronte alle sfide contemporanee il Papa proponga di «rifondare il patto educativo per superare tre grandi fratture». La frattura tra «educazione e trascendenza», quella tra «educazione e differenze» e quella tra «l’uomo e l’ambiente». Dunque «è necessario educare umanamente ma con orizzonti aperti» e senza cedere alla tentazione del proselitismo. In altri termini «occorre un’educazione in uscita: valori, principi, sapere, certezze, ma anche confronto e dialogo rompendo gli schemi senza il timore dei rischi da correre». Un esempio sono le Scholas occurrentes nate alle periferie di Buenos Aires.

L’arcivescovo ha poi ricordato che per il Papa «il tema dell’educazione è strettamente connesso con l’evangelizzazione, l’annuncio di una Parola che apre gli orizzonti » e che in definitiva si sintetizza nel promuovere una cultura dell’incontro. Concetti presenti anche nel documento “Educare all’umanesimo solidale” pubblicato dalla Congregazione e che ispirano l’azione delle 216mila scuole cattoliche nel mondo. Non solo, ha ricordato il presule. Recentemente anche le autorità dell’Iraq hanno chiesto consigli al dicastero vaticano, per ricostruire il proprio sistema scolastico dopo le distruzioni del Daesh. E persino la laica Francia ha chiesto lumi per promuovere l’integrazione delle seconde e terze generazioni di immigrati dopo l’ondata di terrorismo che ha colpito il Paese.

Mimmo Muolo

Avvenire, 15 ottobre 2017

In allegato  il racconto della Giornata sulle pagine del Sir