Un articolo dei docenti Checchi e De Paola su La Voce. info del 16 gennaio ha aperto un dibattito sul tema “Dove nasce la crisi delle scuole paritarie”. La tesi è che «Il calo del numero di scuole paritarie in Italia non è dovuto a una diminuzione delle risorse statali destinate al settore. Conta invece il posizionamento del privato ai due estremi nella distribuzione degli studenti per livelli di abilità degli studenti».
Se è vero che sostanzialmente l’insieme dei finanziamenti statali alle scuole paritarie non è diminuito - ma purtroppo calerà nel corso del 2018: 60 milioni di euro in meno, più del 10% del totale -, occorre anche ricordare che in quasi due decenni l’inflazione ha eroso il valore di questi finanziamenti.
Nell’articolo i due autori non si pronunciano sull’adeguatezza delle risorse statali per le scuole paritarie («se le risorse … siano poche oppure no è una questione molto discussa»), ma poi mettono in fila tre dati - la stabilità negli anni dei finanziamenti statali, i buoni-scuola di Lombardia e Veneto, l’aumento delle detrazioni per le spese scolastiche - con cui sottintendono che le risorse pubbliche investite nelle paritarie sono comunque consistenti e da cui traggono in modo non troppo convincente la tesi che «la causa del declino non è quindi da imputare a motivi di natura economica ». Verificando la differenza di spesa pubblica tra scuole statali e paritarie si capisce come i problemi economici siano invece determinanti: per ogni alunno lo Stato spende nella primaria 7.366 euro nelle statali contro 866 nelle paritarie, nella secondaria di I grado 7.688 contro 106 e in quella di II grado 8.108 contro 51 (dati da “S.O.S. Educazione”, ed. Fondazione per la Sussidiarietà). I buoni- scuola in Lombardia e Veneto sicuramente aiutano la libera scelta delle famiglie, ma sono limitati alle due regioni, coprono solo una percentuale dei costi e riguardano non più del 25% degli studenti delle paritarie di queste regioni. Infine, per quanto riguarda le detrazioni fiscali, la cifra massima recuperabile per alunno sarà di 152 euro nel 2019! Queste cifre mostrano l’esiguità delle risorse pubbliche complessivamente dedicate al settore.
Inoltre, come obiettato dal professor Agasisti (Il Sussidiario.it, 5 febbraio), gli autori hanno trascurato la crisi economica che ha investito in questi anni soprattutto le famiglie, su cui pesa economicamente la scelta di scuola paritaria. Gli autori esaminano poi le motivazioni delle famiglie nella scelta delle paritarie: come rilevato dalla professoressa Ribolzi (Il Sussidiario.it, 3 febbraio) essi dimenticano il movente identitario che si riconosce nel progetto educativo: sicuramente questo spinge molte famiglie a scegliere la scuola cattolica nonostante le difficoltà economiche.
L’analisi svolta su La Voce.info solleva quindi alcuni dubbi e lascia aperta una domanda sempre evitata dagli autori: il diritto dei genitori alla libera scelta educativa della scuola deve dipendere da problemi economici o va garantito come ogni diritto fondamentale?
Ernesto Mainardi, segretario nazionale Agesc
Avvenire, 9 febbraio 2018