Il 15 maggio 2025 abbiamo ascoltato le prime parole di papa Leone sull’educazione, in occasione del terzo centenario dell’approvazione dell’Istituto Fratelli delle scuole cristiane (1725) e del 75° anniversario della proclamazione di San Giovanni Battista de La Salle “Patrono celeste di tutti gli educatori” (1950). Tre i passaggi che sottolineiamo.
“Scuole dei poveri”. Il Pontefice ha ricordato che il Santo rispose alla richiesta di aiuto di un laico, Adriano Nyel, che faticava a tenere in piedi le sue “scuole dei poveri”, dando vita alle Scuole cristiane, gratuite e aperte a chiunque. Una prima osservazione. Da allora è evidente che il mondo della formazione scolastica è radicalmente cambiato. E tuttavia lo stesso ardore educativo ispirato cristianamente anima tutte le scuole cattoliche e di ispirazione cristiana. Certo, esse vengono etichettate come “scuole dei ricchi”, ma sappiamo bene che, posta qualche eccezione, il vero impedimento alla libera scelta educativa della famiglia e l’acceso libero a tutti è dovuto ad un sistema nazionale che, pur riconoscendo l’alta qualità formativa, non ammette chiaramente l’immenso risparmio economico per lo Stato, il quale non dà compimento alla legge della parità 62/2000 e l’articolo 30 della Costituzione.
Questo suscita in noi serie domande. Quando si supereranno le visioni ideologiche e stataliste del sistema di istruzione pubblica? Perché non si uniscono le forze statali e paritarie per essere, insieme, di supporto alle famiglie e alla spaventosa carenza di servizi dell’infanzia, laddove ci sono già 5.581 scuole dell’infanzia e potrebbero diventare poli 06 a bassi costi per lo Stato, che deve raggiungere una copertura del 33% sul territorio nazionale entro il 2027? “I giovani, un vulcano di vita” che hanno “bisogno di aiuto per superare gli ostacoli dell’isolamento, dei dilaganti modelli relazionali improntati a superficialità, individualismo e instabilità affettiva; alla diffusione del relativismo; al prevalere di ritmi e stili di vita in cui non c’è abbastanza posto per l’ascolto, la riflessione e il dialogo, a scuola, in famiglia, a volte tra gli stessi coetanei, con la solitudine che ne deriva”. Da cui, la necessità di esplorare vie, elaborare strumenti e adottare linguaggi nuovi per toccare ancora il cuore degli alunni.
“La docenza vissuta come ministero e missione, come consacrazione nella Chiesa”. Il Santo, cita il Papa, amava dire ai laici: “Il vostro altare è la cattedra”, promuovendo così nella Chiesa del suo tempo una realtà fino ad allora sconosciuta: quella di insegnanti laici investiti, nella comunità, di un vero e proprio “ministero”, quel “munus sacerdotale, profetico e regale che tutti abbiamo ricevuto nel Battesimo”. Una seconda osservazione. Abbiamo bisogno che la Chiesa, lo Stato e la società tutta investano più energie nel mondo della “scuola dei poveri”, nella passione per la formazione umana, professionale e cristiana dei “giovani, vulcani di vita” e nel “ministero dei docenti”.
Mario Della Giovanna, Consulente ecclesiastico Fism nazionale
Avvenire, 19 giugno 2025