Non esiste, un quotidiano per bambini che sia vissuto un quarto di secolo senza piegarsi mai alla logica del mercato, o del “bambinesco”. E non esiste un quotidiano che abbia deciso – con coraggio, in tempi di grande crisi anche nel mondo editoriale – di stravolgere completamente il suo impianto, finanche il suo impaginato, per diventare di tutti, permettendo anche a chi ha difficoltà con la lettura di sfogliarlo e informarsi. La rivoluzione inaugurata due settimane fa da Popotus, la storica testata di Avvenire dedicata ai più piccoli, si chiama “alta leggibilità” e ieri è stata presentata alle decine di insegnanti, studenti e alle famiglie che hanno partecipato all’evento organizzato al Meet Digital Center di Milano, l’avveniristico centro internazionale di cultura digitale fondato grazie al supporto di Fondazione Cariplo.
Tutto è racchiuso in una font – si chiama Leggimi – disegnata dalla casa editrice Sinnos per facilitare la lettura dei bambini con bisogni educativi speciali e disturbi specifici dell’apprendimento (sono il 5% della popolazione scolastica): quelli che il mondo della scuola chiama “Dsa” e che la sanità certifica con diagnosi “speciali”, ma a cui nessuno pensa troppo quando si tratta di costruire metodi di insegnamento, libri di testo, programmi scolastici. «La sfida che abbiamo raccolto noi, come professionisti dell’informazione – ha spiegato il direttore di Avvenire Marco Tarquinio –, è quella di superare gli ostacoli, di spingerci oltre i nostri limiti per coinvolgere tutti. Il primo passo è stato sacrificare lo spazio, che per il nostro mestiere è preziosissimo». Già, perché non solo la font adottata da Popotus è più grande, di spessore uniforme, caratterizzata da tratti specifici che riducono al minimo gli effetti di confusione tra le lettere: il nuovo tabloid, in edicola tutti i giovedì, ha anche un’interlinea che rende l’impaginato più arioso, la spaziatura più ampia, «oltre a elementi nuovi, come i Qr Code che permettono di ascoltare l’articolo letto ad alta voce» ha aggiunto la curatrice, Nicoletta Martinelli. Uno sforzo che va oltre il dato puramente estetico «e che denota la lungimiranza – ha aggiunto il direttore editoriale di Sinnos, Della Passarelli – di capire che i bambini sono il futuro del nostro Paese e che è a loro che occorre pensare per costruirlo»
Ma c’è di più, nel passo inclusivo di Popotus: «C’è il mettersi per la prima volta dalla parte di bambini di 8 anni e guardare il mondo coi loro occhi – sottolinea il direttore dell’Unità operativa complessa di Neuropsichiatria infantile della Asl 1 di Roma, Bruno Spinetoli –. C’è il trasformare in un diritto, quello di leggere, ciò che normalmente si deve esigere tramite la diagnosi di un disturbo». È il dramma che coinvolge migliaia di famiglie nel nostro Paese, molte delle quali proprio ieri hanno deciso di portare la loro testimonianza all’evento di Milano, a cui hanno partecipato anche diverse associazioni, su tutte l’Associazione italiana dislessia: «Per la prima volta ci sentiamo protagonisti – hanno sottolineato i genitori della sezione milanese –. Accessibilità alla lettura per i nostri figli significa accessibilità alla comunità in cui vivono, da cui spesso si sentono esclusi e messi da parte».
Popotus – gli insegnanti lo hanno ripetuto in un intervento dopo l’altro – è lo strumento che da sempre permette a quella comunità di crescere attraverso l’informazione. Adesso più di prima.
Viviana Daloiso
Avvenire, 6 ottobre 2022