UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

L’educazione “serve a inquietare, non ad addomesticare”

Gli interventi di mons. Morrone, Spadaro e Nembrini al convegno “Il rischio educativo. L’educazione: una scommessa sulla libertà”
16 Maggio 2022

“Per il Santo Padre Francesco l’inquietudine come motore educativo è un aspetto importante della pedagogia, perché l’educazione serve a inquietare, non ad addomesticare”. Lo ha detto questo pomeriggio padre Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà cattolica, aprendo a Reggio Calabria il convegno “Il rischio educativo. L’educazione: una scommessa sulla libertà”, organizzato dall’Ufficio Irc Calabria e a conclusione del percorso “La comunicazione creativa dell’insegnante di religione cattolica”. “Spesso le agenzie educative si pongono a domande che nessuno si pone – ha detto padre Spadaro –. Con internet viviamo in un mondo di risposte, ma il discernimento è riuscire a capire le domande giuste. Il compito educativo non è rispondere alle domande dei giovani ma – visto che hanno già Facebook e Google a dare le risposte – educare è aiutarli a porsi le domande giuste”. Il direttore de La Civiltà Cattolica – richiamando ancora il pensiero di papa Francesco – ha sottolineato che “il compito delle scuole cattoliche è quello di accogliere le istanze personali e le inquietudini”.

“Non frenare l’inquietudine – ha proseguito – significa permettere agli studenti di esprimere il loro potenziale”. Riguardo al “cambiamento antropologico”, per il quale “gli uomini e le donne si interpretano rispetto al loro passato”, per padre Spadaro “il compito educativo non è mettere la testa sotto e immaginare che i problemi non esistano, ma guardare alla realtà dei fatti, perché rischio educativo e rischio antropologico vanno insieme”. Difatti – ha concluso – “non dobbiamo inabissarci nel vortice delle paure, ma di immergerci nella nostra umanità”.

“Questa di oggi è una tappa importante del cammino formativo degli insegnanti di religione cattolica calabresi. Gli insegnanti hanno una grande sfida e responsabilità, ma anche un’avventura straordinaria”, ha detto Andrea Monda, direttore de L’Osservatore Romano, che ha moderato l’incontro.

Mons. Morrone: “parlate al cuore, volgete lo sguardo, date uno stile di vita”

“Gli insegnanti di religione vivono spesso una situazione di frontiera, perché hanno a che fare con le diverse dimensioni dell’umano, anche con i drammi e le ferite della famiglia e della società”. Lo ha detto questo pomeriggio mons. Fortunato Morrone, arcivescovo di Reggio Calabria-Bova, concludendo in cattedrale il convegno. “Voi insegnanti di religione – ha detto mons. Morrone – siete presenza viva, vicinanza, perché attraverso voi i ragazzi si sentono ascoltati e compresi. Al di là di quello che potete insegnare, parlate al cuore, volgete lo sguardo, anche alle diversità, tenete il silenzio, date la carezza. Non insegnate solo religione, ma date uno stile di vita”. Per questo “è opportuno favorire le domande ma al tempo stesso dare una rampa, facilitare il percorso, in una rete basata sulla fiducia”. Per questo “dobbiamo dare fiducia ai nostri ragazzi, perché quando diamo fiducia impariamo insegnando”. Nel tempo “della cultura in cambiamento”, infatti, per mons. Morrone “dobbiamo cogliere i nuovi linguaggi, cercare di comprendere cosa ci dicono i ragazzi, fare discernimento: questa è una sfida e una opportunità”.

Nembrini, educare “è una testimonianza di sé con il metodo della misericordia”.

“L’essenza dell’educazione sta nell’educare i ragazzi ad aprire gli occhi, alla bellezza della realtà. L’educazione è una testimonianza di sé con il metodo della misericordia”. Lo ha detto questo pomeriggio nella cattedrale di Reggio Calabria Franco Nembrini, intervenendo al convegno. “L’educatore insegna a camminare, insegnando ai figli e agli alunni la strada per le decisioni importanti della vita”. “Quel che educa – ha proseguito – in una scuola, come in una famiglia, è l’aria che si respira in quell’ambiente – ha detto lo studioso –. Quell’aria è generata e resa buona dal respiro degli adulti”. Rivolgendosi agli insegnanti di religione cattolica presenti in chiesa, Nembrini li ha esortati: “Smettetevela di preoccuparvi dell’educazione in sé come dover fare qualcosa, perché già la letizia con cui viviamo noi educa”. Raccontando la sua esperienza personale, Nembrini ha evidenziato che “i nostri genitori ci hanno educato a furia di dare una testimonianza, non di fare le prediche, e questo sono chiamati a fare gli insegnanti”. “Il buon insegnante – ha aggiunto – ama la vita, ama i ragazzi, ama le cose che insegna. E non si tratta di convincere i nostri giovani con pacchetti preconfezionati di proposte, ma di aprirli alla libertà”.

Sir, 13 maggio 2022