UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«Le paritarie? Non c’è ancora la svolta»

Le famiglie chiedono aiuto alla politica
7 Gennaio 2025

«La finanziaria è legge e anche questa è passata senza nessun cambio di rotta: siamo ancora all’anno zero». Durissima presa di posizione del presidente di Agesc Lombardia, Claudio Masotti, dopo l’approvazione definitiva della legge di Bilancio per il 2025, che prevede misure per le scuole paritarie, giudicate ancora largamente insufficienti rispetto alle reali esigenze delle famiglie.

A 25 anni dall’approvazione della legge 62/2000 che «assegna alle scuole paritarie la medesima dignità giuridica delle scuole statali e delle scuole comunali», osserva il presidente dell’Associazione dei genitori della scuola cattolica della Lombardia, «si è in attesa che questa legge venga realmente applicata permettendo a chi iscrive i propri figli in una scuola paritaria di non dover pagare la totalità della retta della scuola. Queste famiglie – ricorda opportunamente Masotti – pagano infatti già con le proprie tasse il sistema di istruzione pubblico, esattamente come fanno i genitori che iscrivono i propri figli in una scuola statale o comunale». In gioco, ripete l’Agesc Lombardia, c’è proprio quella «libertà di scelta educativa» che sta alla base della legge voluta un quarto di secolo fa dall’allora ministro dell’Istruzione, Luigi Berlinguer, per permettere anche «ai meno abbienti di poter disporre di offerte formative che altrimenti sarebbero riservate solo a chi ha possibilità economiche», ricordava il ministro.

Nel mirino dell’Agesc questa volta è finita la misura che prevede un minimo incremento della detrazione fiscale sulla retta. Dal 19% di 800 euro, si passa al 19% di 1.000 euro, pari a 190 euro, con un aumento di 38 euro. E questo, ricorda l’Agesc, a fronte di rette di «qualche migliaio di euro» all’anno.

«È la terza finanziaria di questo governo che non prevede nulla per i genitori delle scuole paritarie, nonostante nel programma elettorale dei vari partiti di governo avevamo letto che si sarebbero adoperati per la tutela delle scuole paritarie e per la libertà di scelta educativa delle famiglie, anche attraverso l’introduzione di voucher – sottolinea Masotti –. Riaffermiamo ancora una volta il diritto dei genitori di poter scegliere liberamente senza oneri aggiuntivi la scuola per i propri figli. Riusciremo a raggiungere questo risultato, prima che le scuole paritarie diventino realmente scuole solo per ricchi e per l’élite di questo Paese o, peggio ancora, prima che chiudano tutte?».

Uno scenario drammaticamente realistico, alla luce dei più recenti dati sull’andamento delle iscrizioni nelle scuole paritarie. A livello nazionale, dalle 12.895 scuole paritarie, di ogni ordine e grado dell’anno scolastico 2006-2007, si è passati, in appena un ventennio scarso, agli 11.426 istituti del 2023-2024, con una perdita percentuale pari all’11,4%. Soltanto negli ultimi due anni scolastici, hanno chiuso i battenti 379 scuole paritarie nel 2022-2023 e 291 nel 2023-2024. Mediamente, nell’ultimo decennio sono state perse più di 200 scuole all’anno. Addirittura peggiore è l’andamento delle iscrizioni. Dal 2008 la scuola paritaria ha perso 442.311 alunni, mentre rispetto al 2000, anno della legge sulla parità, il calo degli iscritti, dovuto anche all’inverno demografico, è stato del 35,1%. In 25 anni, si è dunque passati da 1.186.667 alunni del 19992000 ai 770.130 del 2023-2024.

In questo scenario, la Lombardia rimane la regione con il numero più elevato di allievi della scuola paritaria: 217.554. Di cui 114.385 alla scuola dell’infanzia, 39.354 alla primaria, 27.108 alla secondaria di primo grado e 36.707 alla secondaria di secondo grado. Per quanto riguarda ancora la scuola dell’infanzia, in Lombardia la presenza di istituti paritari è pari al 55% dell’offerta complessiva sul territorio, mentre per le scuole primarie si arriva all’11% del totale, per le secondarie di primo grado al 25% e per quelle di secondo grado al 33%.

Per sostenere questa “seconda gamba” dell’unico sistema di istruzione, la Regione Lombardia prevede l’assegnazione alle famiglie di un Buono scuola a seconda del valore Isee. Fino a 8mila euro, per la scuola primaria il contributo è di 700 euro, per la scuola secondaria di primo grado è di 1.600 euro e per la scuola secondaria di secondo grado di 2mila euro. Tra gli 8mila e i 16mila euro, i contributi previsti sono: 600 euro per la scuola primaria, 1.300 euro per la scuola secondaria di primo grado e 1.600 euro per la scuola secondaria di secondo grado. Tra i 16mila e i 28mila euro, il contributo per la scuola primaria è di 450 euro; per la scuola secondaria di primo grado è di 1.100 euro e per la scuola secondaria di secondo grado è di 1.400 euro. Infine, con Isee compreso tra 28mila e 40mila euro, il contributo per la scuola primaria è di 300 euro; per la scuola secondaria di primo grado è di 1.000 euro, mentre per la scuola secondaria di secondo grado è di 1.300 euro. Per quest’anno scolastico, il bando si è chiuso lo scorso 12 dicembre con un totale di 22.588 domande presentate. Complessivamente, la Regione ha stanziato 28 milioni di euro.

A livello nazionale, infine, come ricordato dall’Agora della parità, che rappresenta le associazioni dei gestori e delle famiglie delle scuole non statali, la Finanziaria per il 2025 ha aumentato di 50 milioni di euro il fondo previsto per il sostegno degli alunni disabili. Misura per la quale le associazioni esprimono «sollievo» chiedendo, allo stesso tempo, che sia «stabilizzata già dal prossimo anno». Nell’anno del 25° della legge sulla parità sarebbe un bel segnale per un settore determinante per la crescita della comunità nazionale, ma in grave sofferenza da tempo.

Paolo Ferrario

Avvenire Milano, 4 gennaio 2025