Il profumo del Natale oramai si fa sentire. E come sempre anche la storia umana fa sentire i suoi odori: all’evento di bene del Dio Bambino corrisponde la risposta sempre faticosa, osteggiante, indifferente dell’umanità. Malgrado la legge 62/2000, a oggi incompiuta, nonostante le “Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia” del 2012 che sancivano: « La scuola italiana, statale e paritaria, svolge l’insostituibile funzione pubblica assegnatale dalla Costituzione della Repubblica, per la formazione di ogni persona e la crescita civile e sociale del Paese», sebbene, calcoli alla mano, ci sia un risparmio in milioni di euro per lo Stato per la presa in carico di 450.000 bambini e bambine, benché ci sia un trattamento discriminante tra i bambini disabili e i docenti, per quanto sia costituzionale l’articolo sulla libertà di educazione, dobbiamo ancora constatare che per le scuole dell’infanzia paritarie di ispirazione cristiana e cattoliche «…non c’è ancora posto!!!».
Un passaggio cruciale delle Indicazioni, per le scuole paritarie e statali, è: «Lo studente è posto al centro dell’azione educativa in tutti i suoi aspetti: cognitivi, affettivi, relazionali, corporei, estetici, etici, spirituali, religiosi»: questi otto pilastri a fondamento nella crescita di un bambino sono un dovere di ogni scuola e un diritto per ogni bambino e sono la forma più alta della vera laicità. Ecco perché costituiscono la bussola di orientamento e la massima cura soprattutto nelle scuole paritarie di ispirazione cristiana.
Nell’attuale contesto sociale, la compresenza di più tradizioni religiose e l’affermarsi di culture caratterizzate da elementi laicisti, anti-religiosi, anti-cristiani e a-religiosi siamo tenuti a mantenere viva ed efficace l’educazione spirituale e religiosa.
Infatti, nel Progetto Educativo delle scuole Fism, il principio educativo può essere così definito: «In accordo con la famiglia, a nessun bambino deve essere impedito lo sviluppo della sua dimensione spirituale e religiosa; nessun bambino deve essere obbligato; ciascun bambino ha il diritto di aderire alle fede della propria famiglia nella conoscenza della tradizione cristiana del nostro Paese».
Ecco perché ogni insegnante fa in modo che tutti i bambini sviluppino, da una parte, sentimenti di base da cui nasce la spiritualità (gratitudine, meraviglia, stupore, di bisogno di aiuto, ringraziamento) nella forma della propria tradizione, dall’altra, si confrontino in un dialogo “ad altezza di bambino” sulle grandi domande della vita che aprono alla dimensione religiosa.
Proprio come quei Magi che, venuti da Oriente e desiderosi di incontrare il Mistero, si sono visti accolti, rispettati e resi partecipi di un’esperienza umano-divina e che sono, poi, ritornati alla loro casa. Anche se non c’era posto, Lui non ha desistito: sulla stessa scia, ogni scuola sia testimone della cura di Dio per tutta l’umanità.
Don Mario Della Giovanna, Consulente ecclesiastico nazionale Fism
Avvenire, 17 dicembre 2024