Sono queste giornate strane e inattese: forse nessuno davvero poteva immaginare quanto rapidamente si potesse passare da aule traboccanti a spazi vuoti. Nella nostra prassi annuale sono rituali simulazioni di allarme di vario tipo, mai però avremmo immaginato questo.
C’è stata risposta pronta da parte dell’istituzione scuola? Si, o quantomeno a macchia di leopardo. L’attenzione però di questi giorni è stata riversata solo sulle tecnologie: webinar gratuiti di formazione, strumenti digitali concessi in uso alle scuole, app, materiali da condividere etc… Tutti credo abbiamo dimostrato generosità in questo operare, nel tentativo di far fronte all’emergenza. Si sentono già però i primi scricchiolii: qualche mail un po’ più accorata di qualche famiglia che chiede minor solitudine per i figli, chi fatica ad adattarsi agli strumenti digitali, chi chiede soluzioni tecniche sempre più performanti.
Si sta cercando a mio avviso in modo forse eccessivo il funzionalismo: tutto deve essere puntuale, organizzato, deve creare minor difficoltà possibile. Ma “nella scuola, lo spazio e il tempo, il rapporto con gli adulti educatori e i compagni sono determinanti per l’apprendimento di contenuti e modelli di vita”. Sono proprio questi fattori, spazio tempo e rapporto che sono in crisi in questi giorni: il digitale non può risolvere in particolar modo il problema del rapporto e ancor più questo è vero per le scuole cattoliche dove al termine rapporto dovremmo sostituire il termine testimonianza.
Sono fortemente convinto che la scuola, appena sarà possibile poter ritornare sui banchi, non potrà essere la stessa. Esperienze come quelle di questi giorni segnano inevitabilmente la percezione del mondo che abbiamo, cambiano il nostro linguaggio, ci impongono un modo diverso di percepire le cose. Ci siamo accorti che si può lavorare da casa, certo, ma stiamo rischiando di diventare isole. Ci siamo accorti che il sapere tradizionale è davvero accessibile senza particolare filtri grazie alle potenzialità della rete e quindi? Che valore dare alla vita d’aula?
Dovremmo inevitabilmente interrogarci su questo, sull’esperienza e sulla testimonianza che il vivere in collettività può dare. Se la scuola ha senso, è perché è comunità viva, rete di relazioni, web vivo che responsabilmente modifica il mondo.
Sileno Rampado
direttore degli Istituti Filippin di Treviso e coordinatore del consiglio del MEL, missione educativa lasalliana
(da www.lasalleitalia.net)