UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

L’Agesc: “Sbagliato chiudere le scuole”

Mentre sul Paese si allunga l’ombra di un nuovo lockdown, i giovani sono costretti a stare a casa
31 Ottobre 2020

Come Agesc abbiamo assistito, con grande perplessità e sgomento, al dibattito pubblico delle ultime ore e il ritorno alla ribalta dei conflitti sociali. Sono dispiaciuto e rammaricato che ad alimentare questo conflitto siano opinionisti televisivi che hanno grandi audience alle loro spalle, giornalisti affermati, politici nazionali e locali, rappresentanti delle istituzioni e dei corpi intermedi a tutti i livelli. È la governance di questo Paese dove è in atto questo conflitto sociale del quale nessuno di noi ne sentiva la mancanza, con le vetrine dei negozi sfondate, con il Presidente della Repubblica che convoca il Consiglio Supremo di Difesa al Quirinale a sancire la drammaticità del momento.

L’Italia e il dibattito pubblico, in un clima generale di guerra tra poveri con frange estreme ed irresponsabili che soffiano sulla legittima disperazione di chi è fortemente esposto alle conseguenze economiche e sociali del Covid, hanno preso una via completamente sbagliata: la strada di un conflitto tra cittadini che non porterà a nulla se non allo sfaldarsi ulteriore di un tessuto sociale già lacerato da conflitti interclassisti mai davvero sopiti. Periodicamente siamo in cerca del nemico: l’altro ieri era l’Europa, ieri erano i migranti, oggi la scuola, il sistema scuola ed in particolare la paritaria sempre più isolata.

Cerchiamo sempre il capro espiatorio verso il quale indirizzare il nostro odio, dimenticando perfino che le scuole paritarie rappresentano un bacino fondamentale che garantisce la libertà di educazione alla quale tutti genitori possono accedere. Anzi, in alcuni casi sono fondamentali per uno Stato che non riuscirebbe a coprire (parliamo dei nidi, delle scuole, materne e quelle primarie) i deficit di una scuola statale che ancor oggi dimostra inevitabilmente le crepe del tempo e i continui tagli economici. La Didattica a distanza che ha colpito le scuole superiori colpisce soprattutto i ragazzi nel loro diritto fondamentale che è quello dell’istruzione. Da un lato costringe i genitori a rimodulare la propria attività lavorativa per non lasciare soli i ragazzi in casa, dall’altro questi giovani ingabbiati finiscono per ritrovarsi e dare poi sfogo alle loro legittime passioni in modo sbagliato, visto che anche lo sport è a loro negato.

La scuola paritaria fin da giugno ha preso provvedimenti seri come i distanziamenti, classi meno affollate, e in alcuni istituti la didattica digitale integrata che prevede la presenza delle classi alternate. Per far questo le scuole hanno lavorato tutta l’estate per rimodulare le presenze del personale Ata, assicurando pulizia e sorveglianza con un unico obiettivo salvaguardare il gruppo classe assieme alle esigenze sanitarie. Nel frattempo i docenti sono diventati multitasking riuscendo a trovare le piattaforme migliori e una presenza degli alunni garantita da termo scanner, mascherine di ultima generazione (non quelle cinesi) gel ed areazione anche con strumenti di riciclo aria appositamente installati che possono per alcuni istituti evitare le mascherine. La presenza degli studenti è anche a garanzia di quelli più deboli più fragili, di coloro che da altre settimane in Dad avrebbero solo da perdere.

L’Agesc non entra nel merito delle decisioni del governo, ma ricorda quel che lo scienziato Roberto Battiston, fisico ed ex presidente dell’Asi Agenzia spaziale italiana diceva quando affermava che il boom dei contagi in Italia era stato provocato dalla riapertura delle scuole, non tanto per la mancanza di controlli all’interno, quanto i ragazzi su mezzi pubblici affollatissimi diventavano veicolo pericoloso di contagi.

La situazione è certamente drammatica: i pazienti Covid19 positivi occupano mediamente già oggi il 20% delle terapie intensive. Tra 15 giorni, di questo passo, non vi saranno più posti di terapia intensiva a scapito anche dei pazienti che hanno altre patologie. Il rischio di un nuovo lockdown, purtroppo, è dietro l’angolo.

Ai giovani che stanno pagando un prezzo altissimo occorre dare sostegno e speranza per il futuro: la libertà di educazione mette in moto il pluralismo di idee e progetti, non è affermare un privilegio ma piuttosto un allenamento a considerare l’altro non come un nemico ma una risorsa, sempre.

Avvenire, 30 ottobre 2020