UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

La sfida: cercatori di Dio e coscienze intelligenti in facoltà

La Fuci ripensa la sua missione nelle università. Dagli Stati generali nel monastero di Camaldoli la nuova Proposta formativa
28 Aprile 2023

«Cristo, incarnandosi e assimilando i costumi del suo tempo, non solo si è fatto uomo, ma anche cultura». Unire fede e ragione, Vangelo e sapere è la grande scommessa che rilanciano gli universitari cattolici. Un impegno condensato nella Proposta formativa della Fuci, la Federazione universitaria cattolica italiana, approvata durante gli Stati generali della Fuci che si sono tenuti nel monastero caro ai gruppi di studenti dell’intera Penisola: quello benedettino di Camaldoli nella diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro. Tre giornate che hanno riunito giovani di tutte le regioni e che sono state il punto di arrivo di un percorso di ripensamento durato due anni.

«Un lungo processo sinodale, espressione di una Federazione viva, fatta di fucini e fucine che tanto hanno di significativo da dire sulle grandi sfide del nostro tempo», spiegano i due presidenti nazionali Allegra Tonnarini e Tommaso Perrucci. E aggiungono che la Fuci aveva bisogno di «rivedere il senso della propria azione formativa in un mondo che cambia e in una storia che ci interroga». Il cammino riparte dal documento che indica con un approccio nuovo la missione della Federazione e che ha per titolo Formare cercatori di Dio. Coscienze intelligenti di membra profetiche. «Essere Chiesa in università è possibile», avverte il testo. L’icona biblica che fa da cornice è la chiamata di Abramo. «La sua storia, della quale la Parola è custode, ci consegna un uomo che riconosce la necessità di mettersi in cammino, un uomo disposto a percorrere sentieri nuovi alla ricerca di un luogo da abitare, un uomo chiamato a scoprire il Signore e i suoi doni per giocarli per se stesso e per gli altri», sottolinea Andrea Di Gangi, segretario nazionale della Fuci e coordinatore degli Stati generali.

Nella Proposta formativa si spiega che la Federazione «si offre come luogo in cui la persona ha la concreta possibilità di alimentare la sete di verità che la anima» e dove si impara «ad integrare la ricerca di Dio con la ricerca culturale». Essenziale è essere «seminatori di dialogo fecondo» perché «la ricerca di Dio deve essere sostenuta da una sensibilità e da uno spirito di accoglienza che permettano di costruire ponti». Poi l’invito ad «abitare attivamente il tempo universitario, senza aver paura di essere testimoni credibili della propria fede».

Dentro gli atenei del Paese «la Fuci si sente chiamata a incoraggiare, alimentare e far germogliare coscienze intelligenti, ovvero donne e uomini capaci di leggere la realtà in modo profondo e di percepirne sensibilmente la complessità, la ricchezza e, quindi, le opportunità». Perché, si evidenzia nel documento, «essere cristiani vuol dire guardare il mondo come Cristo». Però «il sapere diventa frutto, cioè avviene la maturazione della coscienza, se trova un terreno fertile: accogliendo la Parola». Così la Federazione riconferma l’urgenza di approfondire la Scrittura e di avere uno sguardo teologico. Il testo ricorda anche che lo stile fucino è in grado «di coltivare ciò che vi è di buono e smascherare ciò che vi è di ingiusto» in primo luogo «nel mondo universitario dove la minaccia della competitività efficientista e dell’individualismo è sempre operante». Infine la Proposta formativa esorta a «farsi profeti», consapevoli che «la convivenza umana va considerata anzitutto come un fatto spirituale». Da qui la necessità di alimentare la «tensione fra cielo e terra» e di essere «costruttori di comunità» diventando «mediatori nell’incontro», accogliendo l’altro e prendendosene cura. Quindi il richiamo a «lasciarsi guidare dalla carità» che va riconosciuta come «pilastro su cui si reggono le comunità che abitiamo».

«La profezia è dono che viene dall’alto e consente di intravedere un orizzonte che forse ancora non si scorge», ha detto ai ragazzi dom Alessandro Barban, priore generale della Congregazione camaldolese, accogliendoli per il loro appuntamento in terra toscana. Agli universitari è giunto il messaggio del presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi: «Abbiamo bisogno di cristiani che sappiano esserlo dentro la cultura, illuminandola con la fides che rischiara la ratio. E in questo tempo di progettazione per il futuro sappiano esserlo senza altro interesse che non sia la casa comune e i fratelli tutti che la abitano». A guidare i giovani nella riflessione è stato l’economista Luigino Bruni che ha ricordato come «i cercatori di Dio siano anche e prima di tutto cercatori di uomini: degli esclusi, dei poveri, degli scartati» e come «il cristianesimo buono faccia guardare in alto ma anche in basso», verso le periferie esistenziali.

Giacomo Gambassi

Avvenire, 28 aprile 2023