«La scuola ha bisogno di un grande rilancio e questo stallo ci preoccupa molto. Rischiamo di perdere altro tempo prezioso».
Nemmeno al presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, piace la piega che sta prendendo il quadro politico nazionale, ormai paralizzato da più di due mesi dai veti e contro-veti dei partiti. Che, invece, dovrebbero darsi da fare per mettere mano ai tanti cantieri ancora aperti.
Che cosa chiedete alla politica in questa fase così delicata della vita del Paese?
Che la scuola non diventi un campo di battaglia e terreno di scontro. In questi anni, a ogni cambio di governo, abbiamo avuto una riforma. Prima Fioroni, poi Gelmini e Giannini hanno proposto e portato avanti cambiamenti importanti che poi, chi è venuto dopo, ha detto di voler cancellare. Così non si va avanti. A nostro avviso, invece, è necessario e urgente che le forze politiche trovino un accordo su che cosa la scuola italiana deve essere. Ne va del futuro dei nostri figli e del Paese.
Quali sono i dossier ancora aperti su cui chiedete di intervenire?
Innanzitutto, la sicurezza degli edifici scolastici. In Italia sono oltre 40mila e una buona parte richiede interventi di messa a norma a garanzia dell’incolumità degli oltre 7 milioni e mezzo di studenti che, ogni giorno, li frequentano. C’è poi il tema del personale delle segreterie scolastiche, che andrebbe rapidamente adeguato. Senza costringere i dirigenti scolastici a un surplus di lavoro proprio a causa di segreterie sguarnite. E il terzo, grande tema è quello dell’aggiornamento e riqualificazione del personale docente. È tempo di superare definitivamente la lezione frontale, introducendo una didattica innovativa con un uso intelligente delle tecnologie. Ma per fare tutto ciò sono necessari investimenti che, senza un governo nel pieno delle sue funzioni, non sono possibili.
Invece, si rischia che le scuole, oltre che la coda della maturità e il concorso per dirigenti, a fine luglio debbano ospitare pure i seggi delle elezioni. Come vede questo scenario?
Con molta preoccupazione. Per questo lanciamo un appello a tutte le forze politiche affinché abbiamo a cuore le sorti del Paese e consentano di uscire dallo stallo attuale attraverso la formazione di un governo nel pieno dei suoi poteri.
Quale dovrebbe essere, a vostro avviso, il primo provvedimento per la scuola dell’ipotetico nuovo esecutivo?
L’aumento delle risorse. L’Italia è agli ultimi posti in Europa per percentuale del Prodotto interno lordo destinato all’istruzione. Ora che, stando alle ultime rilevazioni, pare che il Pil sia in crescita, credo sia arrivato il momento di rivedere al rialzo anche gli investimenti per la scuola. E i presidi sanno benissimo dove è più urgente indirizzare le risorse.
Paolo Ferrario
Avvenire, 9 maggio 2018