Ora è ufficiale: non è la ripartenza della scuola ad aver fatto alzare il numero dei contagi per il coronavirus in Italia come da molti – invece – è stato ventilato negli ultimi giorni. Gli studenti positivi sono 1.492 (lo 0,021% dei casi), il personale docente che risulta contagiato è pari a 349 persone (si parla dello 0,047 in percentuale) e sono 116 i casi di positivi tra il personale non docente (0,059%) nelle prime due settimane di lezione, ovvero dal 14 al 26 settembre. I dati li ha snocciolati la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, che quindi ha spiegato: «La scuola non ha avuto impatto sull’aumento dei contagi generali, se non in modo molto residuale. I contagi nelle scuole, in questa fase, sono casi sporadici, e, per lo più, contratti fuori da scuola. Il sistema scolastico ha iniziato in sicurezza e sta tenendo perché si è attrezzato, con grande sacrificio di chi ogni giorno ci lavora o ci studia, e delle famiglie».
Eppure la convinzione di tutti, emersa anche nella riunione di ieri pomeriggio tra il ministero dell’Istruzione e l’Istituto superiore di sanità, è che serva molta più prudenza per tutte le fasi extrascolastiche. «Bisogna essere 10-100 volte più attenti nelle attività extra scolastiche se vogliamo proteggere la nostra scuola» ha aggiunto Azzolina. «La trasmissione di Covid-19 negli studenti e nel personale scolastico è strettamente monitorata, ad oggi risulta molto limitata. I protocolli stanno funzionando» conferma il presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss) Silvio Brusaferro, che ha confermato la linea data anche dal ministro della Salute Roberto Speranza: «Continuiamo a lavorare perché i ragazzi vadano a scuola».
«Abbiamo la conferma del fatto che le regole di contenimento stanno funzionando, a dimostrazione dell’impegno con cui i presidi e il personale stanno facendo osservare le regole previste dal Protocollo di sicurezza. È importante che le famiglie facciano tenere ai figli lo stesso comportamento responsabile che tengono durante le ore di lezione», ha commentato il presidente dell’Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli. Intanto sono partiti i test rapidi nelle scuole del Lazio e presto partiranno anche in altre regioni mentre per i genitori di studenti obbligati alla quarantena è possibile da subito lavorare in smart working e si ha il diritto ad un congedo pagato al 50% della propria retribuzione giornaliera.
E buone notizie arrivano anche da Vo’: su 650 alunni tra scuola dell’infanzia, elementari e medie, sono 50 gli studenti che hanno dovuto a sottoporsi a tampone nell’ultimo mese e tra questi non risulta alcun contagio da Covid 19. Un riscatto per il Comune padovano “zona rossa” che ha registrato il primo morto da virus, Adriano Trevisan, e che a un mese dalla ripresa delle lezioni sta vincendo, dati alla mano, la guerra contro virus. Per i bambini e i ragazzi costretti a stare a casa in attesa dell’esito del tampone sono state avviate attività online con un docente dedicato, per fare lezioni di materie complementari come sostenibilità ambientale e robotica. Solo per alcuni classi medie che superano i 28 alunni è stata predisposta la divisione degli studenti e unicamente per alcune materie come matematica e italiano.
Nel corso di questo mese di lavoro oltre alla prevenzione si è pensato anche alla solidarietà. Il dirigente Alfonso d’Ambrosio ha preso contatti con alcune scuole del Sud per regalare agli istituti in difficoltà banchi dismessi, ma ancora utilizzabili. «Si tratta di arredo scolastico che noi non usiamo più ma che fa parte di una fornitura di otto anni fa, quindi in ottime condizioni – spiega –. È materiale accatastato da noi e che spediremo alle scuole della Campania che non hanno ancora ricevuto i banchi del ministero».
Avvenire, 6 ottobre 2020