Usciranno all’inizio della prossima settimana i Protocolli di sicurezza per lo svolgimento della Maturità in presenza e la ripresa delle attività scolastiche a settembre. Anche ieri è proseguito il lavoro sui testi, con l’incontro, in videoconferenza, tra la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina e i sindacati della scuola, con il Comitato tecnico scientifico. Tra le ipotesi sul tavolo, l’utilizzo obbligatorio delle mascherine in tutte le scuole, per gli alunni sopra i sei anni e tutto il personale, oltre a un distanziamento tra i banchi di almeno un metro e mezzo. Queste e altre misure sono sottoposte alla valutazione del Comitato presieduto da Agostino Miozzo, che entro la fine di questa settimana dovrà rispondere ai molti quesiti avanzati dal ministero e dalle organizzazioni sindacali. «Stiamo raccogliendo tutte le istanze – sottolinea la ministra Azzolina –. Servono proposte concrete, dobbiamo essere operativi, andare veloci e chiudere quanto prima i Protocolli. Abbiamo davanti una sfida importante: lavorando insieme possiamo riportare a scuola in sicurezza personale e studenti».
Banco di prova sarà proprio l’esame di Maturità, il primo tentativo di ritorno alla “normalità” dopo l’esplosione della pandemia. «Occorre stringere i tempi – ricorda la segretaria generale della Cisl Scuola, Maddalena Gissi – . Vorremmo un ritorno che avvenisse al più presto, ma che ha come condizione obbligata la garanzia di massima sicurezza per tutti, non solo per lavoratrici e lavoratori. Attorno alla scuola ruota un’intera comunità: il personale scolastico, gli alunni, le loro famiglie, dobbiamo averne tutti grande consapevolezza».
L’urgenza di arrivare alla definizione di un Protocollo nazionale, è stata sottolineata anche dal presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, anch’esso collegato in videoconferenza con la ministra Azzolina e con il Comitato tecnico- scientifico. È necessario, ha sottolineato Giannelli, «che siano definite con la massima chiarezza le effettive responsabilità dei dirigenti scolastici in materia di sicurezza sul luogo di lavoro, in particolare in questa fase emergenziale. Questo è possibile, appunto, solo formalizzando un protocollo nazionale che preveda misure precise, univoche e puntuali, la cui applicazione garantisca la più ampia sicurezza negli ambienti della scuola ed eviti che responsabilità improprie siano imputate ai dirigenti scolastici».
Intanto, anche sui territori si comincia a ragionare intorno a una possibile riapertura delle scuole. Lo sta facendo, per esempio, la Regione Valle d’Aosta, che ha diffuso tra le famiglie un sondaggio per verificare «i bisogni e le aspettative» dei genitori, che hanno tempo fino a domani per consegnare le risposte. Inoltre, la Giunta regionale sta esaminando un «piano rientro» nelle scuole che non esclude il ritorno in classe a maggio e per tutto giugno, ma che guarda anche a settembre. L’assessore all’Istruzione, Chantal Certan, ha ribadito che «occorre tenere in considerazione l’aspetto sociale e il ruolo della scuola per le famiglie che devono ripartire». «Non conosco le situazioni delle scuole nelle altre regioni – ha aggiunto – ma in Valle d’Aosta l’80% delle classi (ovvero 820 su oltre 1.100) ha meno di 20 alunni, ci sono scuole di montagna con un rapporto insegnante-alunni da uno a tre a uno a cinque. Le condizioni sono particolari, quindi è possibile pensare di prevedere un rientro con orari e numeri ridotti. A tal proposito una prima bozza del Piano di rientro, con un protocollo sanitario, è all’esame del Governo regionale».
L’esempio della piccola regione montana potrebbe essere seguito dal Veneto. «Se la Valle d’Aosta riapre vogliamo farlo anche noi», ha detto il governatore Luca Zaia. «Sarebbe un grande aiuto perché da lunedì il tema delle famiglie, con i genitori che vanno al lavoro e i bambini che restano ancora a casa, sarà più pesante. Perché, se ci dicono che possiamo incentivare le scuole paritarie, i privati, i centri estivi, noi siamo già pronti», ha assicurato Zaia.
In attesa di protocolli e indicazioni ministeriali, c’è chi ha già riaperto. È successo a Borgosesia, in provincia di Vercelli, dove ieri mattina, su iniziativa diretta del sindaco Paolo Tiramani, circa dieci bambini sono stati accolti nella palestra e nella ludoteca comunali. L’esperimento, però, è stato bloccato dal Ministero perché, si legge in una nota, «in aperto contrasto con il quadro normativo e le disposizioni vigenti per il contenimento della diffusione del Covid-19».
Paolo Ferrario
Avvenire, 13 maggio 2020