La scuola che riapre questa mattina già pensa a replicare l’esperienza dei centri estivi diurni per bambini e ragazzi fino a 16 anni che, nel 2020, hanno permesso un ritorno alla socialità, dopo la chiusura delle aule per il contenimento della pandemia e al tempo stesso ha supportato i genitori impegnati col lavoro. Per mettere in agenda un provvedimento specifico, il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, ha scritto alla ministra per le Pari opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, che incontrerà domani. «Lo scorso anno grazie al lavoro di concerto tra l’Anci e il ministero – scrive il presidente dell’Associazione dei Comuni – abbiamo ottenuto importanti risultati nell’organizzazione dei servizi socio-educativi, nei mesi estivi. In considerazione del perdura- re dell’emergenza sanitaria e della opportunità di mantenere le stesse condizioni di sicurezza nell’organizzazione di queste attività è necessario avere certezze sulla ripetizione della misura e sul rinnovo dei relativi finanziamenti diretti ai Comuni».
Decaro allega alla lettera una bozza di proposta normativa, «da inserire nel primo provvedimento utile, per consentire ai Comuni di programmare per tempo le attività, così da avviare anche un utile coordinamento con il ministero dell’Istruzione rispetto ai finanziamenti per le attività nelle scuole statali, previsti nel decreto Sostegni». Intanto, questa mattina 5,6 milioni di studenti torneranno a far lezione in presenza. Anche in zona rossa è, infatti, previsto il rientro in classe fino alla prima media, mentre nelle regioni “arancioni”, le aule si apriranno anche per la seconda e terza media e per almeno il 50% degli studenti delle superiori (con la possibilità di arrivare fino al 75%). Secondo Tuttoscuola, saranno comunque ancora quasi 3 milioni gli alunni che dovranno continuare a seguire le lezioni in Dad, poco più di un terzo degli 8,5 milioni delle scuole statali e paritarie.
Il rientro a scuola «è un grande segno di fiducia nel Paese», ha sottolineato il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi. «I ragazzi vanno al 50% nelle zone arancioni – ha aggiunto – ma stiamo lavorando tutti moltissimo perché possano tornare tutti nelle loro scuole il prima possibile». Il ministro ha anche parlato del rischio contagi, soprattutto sui mezzi pubblici. «La scuola è sicura ma non è sotto una campana di vetro – ha ricordato – quindi quel grado di responsabilità che tutti dobbiamo avere non può essere solo nella scuola ma deve essere dappertutto».
Paolo Ferrario
Avvenire, 7 aprile 2021