“Un'emergenza come quella che stiamo vivendo dovrebbe appianare, almeno per un po’, tutte le differenze. E invece, anche ai tempi del coronavirus, siamo alle solite: in Italia esiste una scuola di serie A e una scuola di serie B, esistono degli insegnanti che sono discriminati, a prescindere dalla loro preparazione e dalla loro professionalità ed esiste un personale scolastico che, pur svolgendo il proprio lavoro, non gode dei diritti di categoria”.
Lo scrive Virginia Kaladich, presidente nazionale Fidae (Federazione istituti di attività educativa), in un articolo apparso sul sito di “Famiglia Cristiana” il 27 marzo scorso. “Come si fa a negare i contributi ad un settore che da solo provvede all’istruzione e alla formazione di più di 850 mila alunni?”, prosegue. Senza contare che con le scuole paritarie lo Stato risparmia circa 6 miliardi di euro ogni anno, stando ai dati che lo stesso Ministero dell’istruzione dichiara. E poi “che fine ha fatto il diritto dei genitori a scegliere liberamente l’educazione dei propri figli? Le scuole paritarie nel nostro paese stanno diminuendo drasticamente, di anno in anno, perché non ce la fanno a sostenersi con l’esiguo contributo statale, che tra l’altro deve essere rinnovato e votato ogni anno. Rimangono in piedi solo gli istituti per ricchi, quelli con una retta mensile che poche famiglie possono permettersi”.
La scuola paritaria, ed in particolare quella cattolica, conclude la presidente Fidae, “rappresenta un’esperienza educativa peculiare, con una proposta culturale che ha attraversato secoli di storia, momenti di difficoltà e di emergenza, guerre, grandi carestie, pestilenze: la scuola cattolica è rimasta sempre il baluardo dell’educazione e della formazione dei nostri giovani con una sua specificità che ha unito e unisce fede, cultura, e vita. Vogliamo continuare per questa strada e che lo Stato ci metta semplicemente nelle condizioni di farlo…”.
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