Le scuole non riapriranno il 3 aprile. L’ha annunciato ieri la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, dopo che già il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, aveva lasciato intendere che fino a quando il governo non avrà il via libera del comitato scientifico, non consentirà il ritorno in aula degli studenti. Una data per il rientro ancora non c’è, ma è presumibile che anche per tutto il mese di aprile le lezioni si svolgano in modalità online, se non addirittura che l’anno scolastico possa proseguire e concludersi in modalità telematica. A questo proposito, già alcune scuole superiori, come il “Tosi” di Busto Arsizio e il “Majorana” di Brindisi, si sono attivate per simulare le prove della Maturità 2.0. «Riapriremo le scuole quanto avremo la certezza dell’assoluta sicurezza – ha ribadito la ministra Azzolina –. Sicuramente saranno prese delle misure per gli studenti che dovranno affrontare l’Esame di Stato. Le misure dipendono da quanto rimarranno ancora chiuse le scuole», ha aggiunto, sottolineando di star pensando a «diversi scenari possibili. Apprezzo tanto – ha ripreso – i documenti che le consulte e il forum degli studenti hanno presentato. Li terrò in seria considerazione. Saranno comunque esami seri ma che dovranno tenere presente il momento difficilissimo che gli studenti stanno attraversando».
Infine, la ministra Azzolina si è soffermata su una possibile proroga dell’anno scolastico in corso, per “recuperare” le giornate di lezione perdute. L’eventuale allungamento, ha ricordato, dipende «dall’esito della didattica a distanza. Se funzionerà non abbiamo bisogno di prolungare l’anno scolastico. Sarebbe offendere chi sta facendo tanto in queste settimane tra l’altro ricompattando la comunità scolastica». Lo slittamento in avanti è ritenuto «molto poco attuabile», dal presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli. «Stiamo portando avanti questo enorme esperimento di massa con grande impegno da parte di tutti – ha aggiunto il presidente Anp – non è facile, ma i primi risultati già iniziano a vedersi».
La scuola a distanza sta vedendo al lavoro anche tanti insegnanti precari, per i quali la Cisl Scuola chiede la stabilizzazione, attraverso la rivisitazione del sistema di reclutamento. «In questo momento – spiega la segretaria nazionale Maddalena Gissi – più di 180mila supplenti stanno facendo lezioni online e, di questi, almeno 70mila hanno più di tre anni di servizio. Sarebbe un segnale importante premiare la loro generosità, aprendo un canale per la stabilizzazione come, a fronte dell’emergenza in atto, è stato fatto per il personale medico». Il rischio, altrimenti, denuncia il sindacato, è che il prossimo anno scolastico parta a settembre con il numero monstre di 200mila precari.
Anche le università si sono ormai attivate da tempo con esami e discussioni di tesi via web. Ieri, per la prima volta, si è riunita a distanza anche l’assemblea della Conferenza dei rettori, che ha deciso di rinviare a fine maggio le scadenze relative al pagamento delle tasse e una nuova calendarizzazione delle scadenze dell’anno accademico.
Paolo Ferrario
Avvenire, 20 marzo 2020