UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

La scuola dei professori precari

Quasi un docente su quattro ha un contratto a tempo determinato e, per un terzo, si tratta di insegnanti sopra i 45 anni
14 Marzo 2023

Mentre nella scuola cresce a dismisura il numero degli insegnanti precari - arrivati all’astronomica cifra di 225mila, praticamente uno su quattro, secondo l’analisi di Tuttoscuola - non sono ancora stati attivati i canali per il reclutamento di nuovi docenti, previsti dalla riforma del 2022 del governo Draghi. Dal 2015 in poi, si legge nel dossier della rivista specializzata, i posti assegnati a precari sono più che raddoppiati, passando dai poco più di 100mila di sette anni fa alla cifra monstre di 225mila mila (+224%), praticamente il 25% dei quasi 900mila insegnanti totali.

Disabili penalizzati

Quasi la metà dei precari occupa un posto di sostegno in deroga, anch’essi passati da poco più di 35mila del 2015 agli attuali 96mila, avvicinandosi pericolosamente alla quota psicologica di 100mila. «A rimetterci sono, in maniera crescente, gli alunni più fragili», ricorda Tuttoscuola. Se, infatti, nel 2017 gli alunni con disabilità che avevano cambiato il docente di sostegno erano stati il 43% del totale, quest’anno - secondo i dati resi noti dallo stesso ministro Valditara all’inizio delle lezioni - ben il 59% degli studenti con disabilità ha cambiato docente di sostegno. Praticamente, dei 290mila alunni disabili, più di 171mila sono stati privati della continuità didattica. Un valore per tutti gli alunni e, a maggior ragione, per quelli più fragili.

Prof senza prospettive

Quasi un terzo di questo esercito di precari è costituito dallo zoccolo duro dei cosiddetti “precari storici”, insegnanti non più giovani con anni di servizio alle spalle e mai un contratto a tempo indeterminato. Una situazione quasi senza uscita per tanti di loro. Secondo Tuttoscuola, sono 17.600 i precari oltre i 54 anni, insegnanti «ormai rassegnati a concludere la lunga carriera scolastica quasi certamente come precari», ricorda il dossier. Un altro 23% è poi costituito da prof precari tra i 45 e i 54 anni, anch’essi in servizio da molti anni, ma sempre con lo stipendio iniziale. Quando, da giovani laureati si affacciavano alla professione.

Giovani bloccati

Cosa che, invece, non possono fare i giovani che si laureano adesso. Come è emerso chiaramente da un recente convegno promosso dall’Università di Roma “Tor Vergata” e da Anfis (Associazione nazionale dei formatori insegnanti supervisori), l’accesso al mestiere di insegnante è bloccato dalla mancanza dei decreti attuativi della recente riforma del reclutamento, voluta dal governo Draghi e varata dal Parlamento lo scorso giugno. La legge 79/2022 prevedeva, però, che, entro il 31 luglio dell’anno scorso, fosse emanato un Dpcm con i criteri e i contenuti del percorso per il conseguimento dei 60 Cfu (Crediti formativi universitari), necessari per conseguire l’abilitazione all’insegnamento. Complice la caduta del governo, il decreto attuativo non è stato ancora emanato con il risultato che «a tutt’oggi non esiste alcun canale di formazione per gli studenti che si laureino e vogliano diventare insegnanti nella scuola secondaria», ha spiegato il professor Mariano Venanzi, docente di Chimica a “Tor Vergata”, durante il convegno. Nel corso del quale la situazione è stata definita di «vera emergenza».

Il “caso” dell’algoritmo

In un contesto già abbastanza ingarbugliato, è piombata ieri la sentenza del Tar del Lazio, che ha accolto il ricorso della Gilda-Unams, sul famoso (e, per tanti precari, anche famigerato) algoritmo che, a settembre, ha assegnato le supplenze. Già ribattezzato “algotruffa” dagli insegnanti, ora il suo funzionamento sarà svelato dal sindacato, che ha ottenuto dai giudici amministrativi l’autorizzazione a ricevere dal Mim, il software foriero di tantissime proteste da parte dei precari che si sono visti scavalcare in graduatoria.

«Meritocrazia violata»

«Che l’algoritmo abbia assegnato sedi in maniera difforme rispetto a quanto stabilito dalla normativa e in violazione del principio meritocratico è attestato dalle sentenze pubblicate ogni giorno dai giudici del lavoro su tutto il territorio nazionale , sottolinea l’avvocato Michele Bonetti, che ha patrocinato il ricorso al Tar.

Paolo Ferrario

Avvenire, 14 marzo 2023