UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

La scuola che sognano i ragazzi è innovativa e aperta al territorio

LʼAutorità Garante per lʼInfanzia e lʼadolescenza ha “interrogato” gli studenti
6 Marzo 2022

La scuola che desiderano gli studenti italiani è innovativa nelle strutture, agile nella didattica, luogo di dialogo con gli adulti e aperta al territorio. È lunga e articolata, la “lista dei desideri” raccolta dall’Autorità Garante per l’Infanzia e l’adolescenza che, in collaborazione con il portale Skuola.net, ha promosso l’indagine “La scuola che vorrei”. La rilevazione è stata effettuata tra ottobre e novembre 2021 attraverso interviste a più di 10mila tra studenti e studentesse tra i 14 e i 18 anni.

Superare il concetto di aula

Nella scuola di domani, secondo gli alunni, dovrà essere superato il “vecchio” concetto di aula, per andare verso “spazi-laboratorio per l’apprendimento sul campo”, così come richiesto dal 36% degli intervistati, mentre un altro 21% chiede “spazi organizzati in funzione delle attività, come lavoro di gruppo o da soli...”. Soltanto l’8% si trova bene nelle aule tradizionali, rispetto al 42% che vorrebbe che la scuola si spostasse anche fuori, nei cinema, musei, biblioteche e negli impianti sportivi. Spazi che devono essere anche “accoglienti, curati, luminosi e puliti” per un altro 21% degli alunni del campione intervistato e un 16%, composto soprattutto dalle ragazze, chiede “spazi destinati all’ascolto”, anche con la presenza di specialisti, come, per esempio, gli psicologi.

Sicurezza? Non così importante

A sorpresa, anche considerando gli investimenti effettuati per la ristrutturazione degli edifici scolastici, la tematica della “sicurezza” non è considerata centrale dagli studenti. Appena il 6% lo ritiene un fattore a cui deve essere prestata più attenzione, mentre il 10% reputa questo aspetto non meritevole di particolari interventi. «I ragazzi – si legge nel Rapporto Agia – sembrano non avvertire la scuola come uno spazio proprio, che richiede di essere migliorato nell’aspetto e nell’utilizzo. Non è un caso, d’altra parte, che la metà dei rispondenti ritenga meno importante destinare più spazi all’orientamento e all’ascolto».

Differenze di genere

Rispetto a queste problematiche, la ricerca evidenzia significative differenze tra maschi e femmine: «A volere spazi sicuri e di dimensioni adeguate sono prevalentemente i maschi, mentre per le femmine risulta più importante avere spazi destinati all’ascolto e all’orientamento».

«Basta lezione frontale!»

Tra le principali azioni da mettere in campo per migliorare l’apprendimento, ai primi posti c’è il superamento dell’insegnamento frontale per passare a un metodo «che permetta una maggiore interazione ». Se si sommano le percentuali di chi ritiene questa innovazione «molto importante» e «abbastanza importante», si arriva al 90,2% delle preferenze totali. Addirittura il 92% chiede un «maggior dialogo con i docenti», prevedendo momenti dedicati all’ascolto e allo scambio di opinioni e una percentuale simile è raggiunta dalla domanda sulla necessità di «migliorare il benessere scolastico in generale». Perché la scuola, secondo i ragazzi, deve essere innanzitutto un luogo dove si sta bene. «È evidente – si legge sempre nel Rapporto – che sono necessarie molte competenze diverse perché la scuola possa diventare un ambiente in cui è piacevole vivere, insegnare e apprendere: solo con l’interdisciplinarietà fra le diverse scienze sarà possibile proseguire in un cammino che già vede molti progressi e molte diverse sperimentazioni positive».

Nuovi piani di studio

L’ammodernamento dell’istituzione scolastica, dicono gli studenti, passa anche attraverso una modifica e una semplificazione dei programmi, a cui vanno aggiunte «materie nuove più al passo coi tempi». A questo proposito, il 56,9% vorrebbe l’insegnamento di una lingua straniera con un docente madrelingua, mentre il 50,6% auspica l’introduzione dell’educazione in ambiente digitale. «Si registra una certa avversione a proposito dell’ipotesi di aumentare le ore di educazione civica – osserva il rapporto del Garante –: gli studenti che ritengono poco importante aumentarne le ore sono in numero più elevato rispetto a quelli che ritengono sia invece molto importante ampliare le ore di insegnamento. Occorrerebbe approfondire la modalità con la quale questa materia viene insegnata e proposta agli studenti».

Più tecnologia in classe

Probabilmente a seguito dell’esperienza di due anni scolastici passati, per buona parte, in didattica a distanza, ora gli studenti chiedono una massiccia iniezione di tecnologia nella scuola italiana: più dell’80% ritiene che le tecnologie debbano essere trasversali a tutte le materie. «In termini tendenziali – si legge ancora nella ricerca – si può affermare che gli studenti sono favorevoli all’insegnamento delle nuove tecnologie e del loro uso, ma non con grande convinzione. D’altra parte, il dato sembra confermare la propensione alla tecnologia come elemento trasversale ed endemico agli insegnamenti, piuttosto che oggetto di un singolo apprendimento. La tecnologia, per gli studenti, assume la valenza di uno strumento che facilita l’apprendimento e la condivisione».

Voti sì, ma con giudizio

Argomento “scivoloso”, la valutazione è comunque promossa dagli studenti. Anche se soltanto il 12,5% la ritiene “fondamentale”, il 36% è convinto che, nella componente “voto”, dovrebbe essere «valorizzato l’impegno» degli studenti e per il 29% dovrebbe tenere conto «delle diverse capacità». Inoltre, il 58,2% degli studenti concorda sul fatto che promozioni e bocciature andrebbero riviste, in quanto fanno riferimento a un modello di scuola ormai superato. «In ogni caso – prosegue il Rapporto – poco più del 70% dei partecipanti ritiene, pur se con maggiore o minore convinzione, che sia necessario più impegno da parte degli studenti per evitare la bocciatura e quasi l’80% ritiene che un maggior dialogo tra alunni, professori e genitori potrebbe contribuire a evitarle».

Apertura al territorio

Rispetto al rapporto tra scuola e territorio, le idee degli studenti appaiono piuttosto chiare: il 73% ritiene molto importante la collaborazione tra i due ambienti e il 21% la giudica abbastanza importante. Complessivamente oltre il 90% degli intervistati ritiene importante creare una sinergia tra la scuola e la comunità in cui essa è inserita. «Questo dato – osserva il Rapporto – è di fondamentale importanza, non solo nell’ottica del ripensamento di una scuola aperta al territorio, ma anche rispetto al significato stesso dell’educazione e dell’istruzione, compiti che non appartengono solo alla scuola ma all’intera comunità. Inoltre, in questa direzione, non è solo la scuola che deve attrezzarsi per rispondere a istanze di apertura all’esterno, ma è la stessa comunità che nei processi di co-progettazione e di costruzione di senso deve mettere al centro le persone di minore età e coinvolgere le scuole».

«Bianchi risponda ai ragazzi»

«In un momento come questo, nel quale gli studenti stanno chiedendo a gran voce di essere ascoltati sul futuro dell’istruzione, questa consultazione assume un valore cruciale – afferma l’Autorità garante, Carla Garlatti –. Per questo andrò dal ministro dell’istruzione, Patrizio Bianchi, per invitarlo a prendere in considerazione queste risposte. Non solo perché l’ascolto di ragazze e ragazzi sulle decisioni che li riguardano è un preciso dovere previsto dalla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza sin dal 1989. Ma perché, come ho avuto modo di ricordare con il “Manifesto sulla partecipazione” in occasione della Giornata mondiale dell’infanzia, è giunto il momento che a questo diritto si dia veramente attuazione prendendo in adeguata considerazione le loro richieste e i loro bisogni».

Paolo Ferrario

Avvenire, 6 marzo 2022