Pensavano di portare nelle case pc e tablet per la didattica a distanza e invece si sono trovati a consegnare anche pane, latte, biscotti e altri generi di prima necessità. Succede alla preside e ai docenti dell’Istituto comprensivo “Eugenio Pertini” di Trapani – 770 alunni, dalla scuola dell’infanzia alle medie – collocato nel cuore del rione Palme, che tutti qui chiamano “il Bronx”. Tra la fitta rete di case popolari, si cela un tessuto di microcriminalità alimentato dalla precarietà lavorativa di tante famiglie, che l’emergenza sanitaria ha gettato in povertà. «Qui la scuola è un presidio educativo e sociale a tutti gli effetti», spiega Maria Laura Lombardo, dirigente al “Pertini” dal 2015. Per i ragazzi del quartiere, la sospensione delle lezioni in classe poteva significare il ritorno di tanti sulla strada, l’unica “scuola” che in troppi, al Bronx, frequentano. «Come abbiamo sempre fatto – racconta la preside Lombardo – anche questa volta siamo andati a prenderli casa per casa. Perché, coronavirus o no, non ne vogliamo perdere nemmeno uno».
Per fare in modo che tutti potessero collegarsi, la dirigente ha smontato aule d’informatica e laboratori, assegnando pc e tablet della scuola ai ragazzi in comodato d’uso. Poi, siccome non tutti rispondevano all’appello online, ha incaricato i consigli di classe di verificare quali fossero i problemi. E qui sono cominciate le “sorprese”. Chiamando i genitori degli alunni “dispersi”, la preside e i docenti hanno scoperto che, prima di device e connessioni Internet, in tante case mancava il cibo sulla tavola. Il lockdown aveva messo in ginocchio la già fragile economia domestica di tante famiglie. Chi prima viveva di lavoretti, magari in nero, con la chiusura totale si è improvvisamente trovato senza nulla. E di situazioni del genere, la preside Lombardo ne ha trovate decine. «Ai miei più stretti collaboratori – riprende la dirigente – ho proposto una colletta per i casi più disperati. Ma quando la voce ha cominciato a circolare, tutti gli insegnanti e anche il personale Ata hanno voluto partecipare. Persino alcuni colleghi già in pensione hanno contribuito».
In pochi giorni, la scuola ha raccolto 2.700 euro che sono serviti per fare la spesa a chi non poteva più permetterselo. Subito dopo Pasqua, è cominciata la distribuzione e, finora, sono state raggiunte 24 famiglie. La consegna avviene il martedì al plesso intitolato a “Giovanni Falcone”. «Convochiamo le famiglie a intervalli di dieci minuti – spiega la preside –. In questo modo evitiamo che si incontrino, sia per rispettare il distanziamento sociale, ma anche per tutelarne la privacy. Pur nel bisogno, abbiamo trovato genitori con una grande dignità, che è nostro dovere rispettare».
Per lanciare l’iniziativa “Pertini solidale” e promuovere la raccolta fondi, la scuola ha realizzato un video su Youtube, chiedendo agli stessi alunni di inventare un logo. Un modo per coinvolgere l’intera comunità scolastica in un progetto che sta cambiando il volto del quartiere. «Le famiglie ci contattano e noi vogliamo dare una risposta a tutti», assicura la preside. Che, nei giorni scorsi, ha ricevuto una lettera di ringraziamento di un papà di 5 figli, ambulante di professione, di colpo rimasto senza lavoro e senza stipendio. «Sono sempre più convinto – si legge nella lettera – che faccio bene a mandare a scuola i miei figli. Perché trovano persone come voi. Grazie». Un bambino delle elementari ha semplicemente scritto «Vi amo!» sul quaderno.
«Quando ho preso servizio qui come dirigente – conclude la preside Lombardo – mai avrei immaginato di andare a fare la spesa per le famiglie degli alunni. E invece è successo. Ed è di gran lunga l’esperienza più forte e bella che mi potesse capitare. Stiamo sperimentando un senso di comunità e di appartenenza fortissimo. Che, sono sicura, ci terrà uniti anche quando l’emergenza sarà passata. Anche questo è fare scuola.
Paolo Ferrario
Avvenire, 19 aprile 2020