UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

La scuola cattolica: ciò che ho vissuto e il racconto distorcente di un film

Un intervento del professor Armando Fumagalli
11 Settembre 2021

Caro direttore, la visione a Venezia del film 'La scuola cattolica' di Stefano Mordini, tratto dall’omonimo romanzo di Edoardo Albinati, mi ha lasciato più di una perplessità, ben espresse anche dall’articolo di Angela Calvini su queste pagine, che condivido. Le scrivo per una testimonianza personale. Nel 1975 ero a Roma, al 'San Giovanni Evangelista', una scuola a poche centinaia di metri, e 'cugina' (retta dai Padri Maristi invece che dai Fratelli Maristi) del 'San Leone Magno', dove studiarono gli assassini del Circeo. E anche se sono di qualche anno più giovane ricordo bene gli ambienti, le culture e anche le linee educative dei nostri insegnanti.

Il romanzo è più complesso e articolato della trasposizione cinematografica, ma lo stesso titolo prestato dall’opera letteraria al film porterà purtroppo molti spettatori a fare (come stanno facendo diversi recensori) un’equazione non solo ipersemplificatoria, ma falsa: sarebbe l’educazione repressiva e sessuofoba di questa scuola, e in generale dell’educazione cattolica, che ha portato al massacro. La scrittura del film – Massimo Gaudioso e Luca Infascelli oltre al regista – sembra un’operazione di semplificazione ideologica a cui è difficile assegnare il beneficio della buona fede.

Il film è tecnicamente fatto bene, con un ottimo lavoro di casting e di ricostruzione di arredi e ambienti, ma la narrazione rimane superficiale e molto a senso unico. Non si fa cenno all’influenza, fortissima, dell’ideologia fascista su quei giovani. Dei docenti della scuola un solo religioso ha un ruolo significativo: guarda caso, due ragazzi lo scoprono una sera mentre carica in macchina una prostituta; l’unica famiglia che compare con un padre sinceramente credente ha una figlia repressa sessualmente che si masturba e alla prima occasione si butta a fare sesso con uno dei ragazzi più grandi della scuola...

Ricordo bene che erano anni di scontri ideologici fortissimi: anche nella mia scuola c’era qualcuno (pochissimi: nella mia classe solo uno) che si lasciava incantare dall’ideologia neofascista, ma l’indirizzo educativo era totalmente opposto: attenzione alle cose importanti della vita e a una religiosità sincera e non formalista, formazione alla sensibilità sociale e per i poveri, addirittura (era il 1975!) all’ecologia e alla parità di genere. Per questo e per molti altri motivi, ritengo che la narrazione nel film di quella società e di quel periodo sia fortemente carente, e che allo spettatore rischi di rimanere solo quell’equazione sbagliata suggerita dal titolo.

Armando Fumagalli

Direttore del Master in International Screenwriting and Production Università Cattolica del Sacro Cuore

Avvenire, 10 settembre 2021

(Foto di fattitaliani.it)