In questo anno accademico l’Università Pontificia Salesiana celebra 80 anni dalla fondazione, avvenuta il 3 maggio del 1940 a Torino, con il successivo trasferimento nella Capitale, nel quartiere Nuovo Salario, dal settembre del 1965. Da allora è stata ed è una presenza importante sul territorio non solo per la proposta formativa e culturale, ma anche per una speciale attenzione alle tematiche sociali, in particolare quelle dei giovani. Per questo, mercoledì sera, l’ateneo ispirato all’umanesimo di san Francesco di Sales e al sistema preventivo di don Bosco, ha inaugurato i festeggiamenti con un incontro aperto alle realtà del territorio, per «una ulteriore occasione di conoscenza reciproca – ha spiegato il rettore don Mauro Mantovani nel suo saluto iniziale – e un ringraziamento per la vostra amicizia». L’ambiente educativo dell’Ups «è al servizio della Chiesa con la specificità del nostro carisma – ha continuato – e favorisce l’impegno e la passione per lo studio, la ricerca e la professionalità, puntando a quella formazione integrale di testa, cuore e mani auspicata da Papa Francesco, fatta di un sapere umano e umanizzante, ricco di spessore esistenziale e coerenza di vita, che si esprime in un pensiero e in una prassi inverati dall’autenticità e dalla testimonianza», secondo l’ideale formativo di don Bosco di fare dei giovani «buoni cristiani e onesti cittadini».
Attraverso immagini d’archivio è stata quindi presentata la storia dell’Università Salesiana a partire dalla costruzione dell’ateneo romano, con il cantiere aperto nel 1959, e fino alla realtà attuale costituita da una rete con 35 sedi nel mondo e una presenza di 6.500 iscritti in tutti i continenti. Nella sede romana invece gli studenti delle cinque facoltà (Teologia, Filosofia, Lettere cristiane e classiche, Scienze dell’educazione e Scienze della comunicazione sociale) sono oltre 1.800, sia laici che religiosi, e di 93 nazionalità diverse mentre più di 230 sono i docenti e 1.224 le tesi di licenza discusse nell’ultimo anno accademico.
«Fin dai primi anni, parallelamente alla proposta accademica – ha evidenziato don Carlo Nanni, già rettore dell’Università e professore –, l’ateneo e la presenza salesiana nel quartiere si sono fatti carico di un processo di cura soprattutto dei giovani del territorio, creando occasioni di aggregazione con l’oratorio, organizzando gite per le famiglie al mare e in montagna sulla neve, tenendo vive le tradizioni e il culto». Il religioso ha poi messo in luce come i salesiani «sono chiamati oggi a nuove sfide educative sia come università sia con una proposta di cultura di ispirazione cristiana che non passa solo dall’insegnamento e della quale questo quartiere, popolato da oltre 200mila persone, manifesta l’esigenza, specie tra i più giovani». Anche il presidente del III Municipio Giovanni Caudo ha riconosciuto la necessità di interventi mirati «per comprendere le motivazioni profonde di un certo disagio giovanile che interessa il quartiere, ripartendo dal marciapiede, stando al fianco delle persone per ascoltarne “il grido” e quindi le necessità e le esigenze reali». In conclusione, la presentazione del progetto “Uno sguardo al futuro”, promosso dalla onlus “Pro Universitate Don Bosco” che cura tra l’altro la raccolta fondi da destinare alle borse di studio.
Michela Altoviti
Avvenire Roma Sette, 17 novembre 2019