UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

La risposta dell’istruzione alla pandemia

Il Consiglio d’Europa: ascoltare le famiglie e la società civile. Sforzi maggiori per l’inclusione
30 Ottobre 2020

“È particolarmente importante e difficile salvaguardare la democrazia in tempi di crisi. Riaffermiamo l’importanza dell’istruzione per lo sviluppo di una cultura della democrazia”. È un passaggio della “Dichiarazione politica” riguardo la “risposta dell’istruzione alla pandemia Covid 19”, approvata oggi dai ministri dell’istruzione degli Stati che hanno aderito alla Convenzione culturale europea, in una riunione online organizzata dalla presidenza greca del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa.

La dichiarazione mette in luce una serie di temi delicati a partire dalla “risposta dell’istruzione alla pandemia”, nella consapevolezza che “in tempi di crisi è particolarmente importante e difficile garantire il diritto all’istruzione”. Bisogna “apprendere la lezione” e quindi “integrare gli insegnamenti” tratti da questo periodo “nella formazione iniziale e continua dei nostri insegnanti, tenendo conto della voce dei genitori e delle famiglie, nonché della società civile”.

Si dovrà preparare una risposta che comprenda “approcci scolastici, istituzionali e di sistema”: infatti, se gli insegnanti hanno un “ruolo cruciale”, a dare un importante contributo sono anche i “fornitori privati”, come ad esempio la comunità imprenditoriale che sviluppa piattaforme di insegnamento e apprendimento online. A loro la richiesta di “contribuire a trasformare l’istruzione dalla modalità di crisi sperimentale in un apprendimento online stabile, rispettoso della privacy”.

“L’insegnamento ibrido, che associa apprendimento in presenza e online, è destinato a continuare. Avremo bisogno di metodi di insegnamento innovativi e in evoluzione”, ci saranno “sfide per la definizione delle qualifiche, la valutazione e il riconoscimento delle qualifiche stesse”: Marija Pejčinović Burić, segretario generale del Consiglio d’Europa, ha pronunciato queste parole nel suo intervento alla conferenza. In questo momento il Consiglio ha identificato “quattro assi principali” attorno a cui è necessario concentrare gli sforzi: rafforzare la democrazia attraverso l’istruzione; innovare i metodi di apprendimento e insegnamento; lavorare sulla valutazione e il riconoscimento delle qualifiche; garantire concretamente il diritto all’istruzione degli alunni più vulnerabili.

Questi sono anche i temi principali della “Dichiarazione politica sulla risposta dell’educazione alla crisi del Covid-19”, approvata oggi a cui si accompagna una roadmap del Consiglio d’Europa, “che enumera le azioni concrete che l’organizzazione intende intraprendere per assistere i suoi Stati membri e far sì che il diritto all’istruzione” anche in questa difficile fase “sia una realtà”. Il Covid-19 “è già costato caro alle nostre società e non deve destabilizzarle ulteriormente privando i giovani di pari opportunità e allargando il divario sociale per una nuova generazione”, ha continuato il segretario generale. Per questo l’educazione deve continuare a essere “inclusiva”.

La “Dichiarazione politica” elenca poi una serie di questioni cruciali, a partire dall’“inventare nuovi modi di apprendimento e insegnamento”, con una attenzione particolare agli studenti con bisogni particolari, avendo cura che l’esperienza della risposta immediata non ingeneri adattamenti permanenti che siano “un mero duplicato di misure di emergenza”. E si dice anche che “sostituire in modo massiccio l’insegnamento in presenza con forme on line non può essere una risposta adeguata alla crisi Covid nel lungo periodo”.

L’ultimo punto della Dichiarazione verte sul “garantire il diritto all’istruzione degli alunni più vulnerabili”. Il riferimento è a quanto la pandemia ha mostrato, e cioè che se non si compiono sforzi aggiuntivi, in tempi critici l’uguaglianza educativa si sbriciola. “I poteri pubblici hanno la responsabilità di assicurare una istruzione di qualità” anche a coloro che per qualche ragione, faticano a seguire i “programmi generali”. Ragazzi con difficoltà di apprendimento o cognitive, ragazzi di famiglie povere, di gruppi minoritari, isolati, vittime di molestie, tutti questi devono essere al centro dell’attenzione, perché la scuola possa dirsi “di qualità”. Inclusività è la parola chiave, per gli Stati membri e per il lavoro che il Consiglio è incoraggiato a compiere in questa direzione.

Sir, 29 ottobre 2020