Resta alto l’allarme sulla povertà minorile in Italia. Gli ultimi, preoccupanti dati su un fenomeno che non accenna a regredire, vengono dal Rapporto “I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia”, realizzato dal gruppo di lavoro di 96 soggetti del terzo settore, coordinato da Save the Children Italia. Nel nostro Paese, svela il Rapporto, quasi un bambino su tre vive in condizione di povertà ed esclusione sociale, mentre oltre un minore su cinque rientra nel quadro della povertà relativa. Gravi i divari territoriali, con la Sicilia, maglia nera, con il 56% dei minori a rischio povertà ed esclusione, la Calabria con il 49%, la Campania con il 47% e la Puglia con il 43%. Dall’altra parte dello Stivale, al Nord, la situazione è molto diversa. In Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna i bambini a rischio povertà sono circa uno su sette, in Veneto il 17,5% del totale e in Umbria il 20%.
Lo stesso discorso vale anche per i servizi all’infanzia, capillarmente diffusi al Nord e quasi inesistenti al Sud. Per quanto riguarda la percentuale di posti disponibili nei servizi per la fascia d’età sotto i tre anni, rispetto a una media nazionale del 22,8% di copertura della domanda, tutte le regioni meridionali si collocano sotto tale livello. In
Campania, la copertura è del 6,4%, in Calabria dell’8,7% e in Sicilia del 9,9%. All’opposto, al Centro-Nord la copertura di servizi offerta ai piccoli è molto elevata: 37,2% in Umbria, 35,7% in Emilia Romagna e il 33,1% in Provincia di Trento. Inoltre, mentre in Calabria appena il 6% dei comuni è dotato di almeno un servizio per l’infanzia, in Friuli il 100% dei comuni ha almeno un servizio. Anche l’incidenza della povertà educativa varia a seconda dei territori. Così, se in Italia la metà dei bambini non ha letto neppure un libro in un anno (a parte i testi scolastici) vi sono regioni in cui questa percentuale raggiunge il 65% (Sicilia, Campania, Calabria), a fronte di meno di uno su tre a Trento, dove, infatti, la possibilità di utilizzare una biblioteca pubblica accogliente è ben maggiore.
«In Italia – commenta Arianna Saulini, di Save the Children, coordinatrice del Gruppo di lavoro che ha prodotto il Rapporto – permangono ancora numerose e profonde diseguaglianze regionali nell’accesso e nella qualità dei Servizi di salute, dei servizi educativi, e nell’incidenza della povertà, che di fatto significa che le persone di minore età hanno differenti opportunità e diritti a seconda di dove nascano e crescono. Si tratta di una forte discriminazione su base regionale, che ha un pesante impatto sulla vita dei bambini e che rende indispensabile avviare una riflessione strategica rispetto alle politiche per l’infanzia e adolescenza».
Paolo Ferrario
Avvenire, 28 marzo 2019