“Appunti di pastorale universitaria: linee essenziali ed accenni al rapporto con l’ esperienza della FUCI in Calabria” è il titolo di un saggio preparato per l’opera miscellanea “Mysterium Lunae” (in uscita a luglio per l'ed. Rubbettino) in onore di Mons. Giuseppe Silvestre, docente emerito dell’Istituto teologico calabro "S. Pio X" di Catanzaro. L’autore è don Giuseppe De Simone, responsabile diocesano di pastorale universitaria di Rossano-Cariati.
Anticipiamo di seguito una sintesi del saggio.
La pastorale universitaria si presenta, oggi, come un ambito di “annunzio del Vangelo”, dell’evangelizzazione, che assume grande importanza, sia perché un numero non indifferente di giovani (in Italia 50 giovani su 100 secondo le ultime statistiche) vivono diversi anni della loro vita in un contesto accademico ed universitario e sia per la necessità che riveste il dialogo fede-cultura nell’odierna società.
Gli studenti possono, generalmente, essere distinti in tre categorie : 1) i pendolari, i quali costruiscono il proprio banco di studio sui vagoni dei treni o sui bus di linea, nelle sale di aspetto delle ferrovie o nelle stazioni di servizio e che vivono la partecipazione alle lezioni come un vero e proprio viaggio giornaliero; 2) quelli che vivono la prima parte della settimana nella città sede universitaria e che, nel weekend, ritornano nelle città di origine; 3) gli studenti fuori sede permanenti, i quali partono verso città lontane, per frequentare l’università e vi risiedono stabilmente.
Se il periodo universitario coincide con una delle fasi cruciali nella vita di un giovane, nella quale egli definisce la propria coscienza e la propria personalità, non si può considerare come fattore ininfluente il tessuto cittadino, associativo ed ecclesiale che gli fa da cornice.
Essa si pone, come ambito specifico di azione ecclesiale, tra la pastorale della cultura e la pastorale giovanile. Ciò significa che per determinarne gli obiettivi specifici bisogna esaminare i reciproci rapporti che essa ha con entrambe.
Gli obiettivi specifici della pastorale universitaria potrebbero essere indicati nei seguenti aspetti: 1) la formazione integrale/globale, cioè umana e cristiana, di tutte le componenti della realtà universitaria; ossia studenti, docenti e personale tecnico-amministrativo; 2) l’attenzione particolare al profilo culturale, inteso come parte integrante della personalità dello studente, che lo abilita ad una seria riflessione e dunque a prendere decisioni significative per la sua vita e per il suo progresso, in senso cristiano, della società; 3) la valorizzazione del singolo, in una società che privilegia la massa e la stessa università, in cui spesso si corre il concreto rischio di considerare il singolo studente un numero; 4) l’esortazione a promuovere un fecondo dialogo tra le diverse discipline accademiche umanistiche e scientifiche, testimoniando con discrezione, intelligenza e coraggio la propria identità cristiana, che si concretizza nella “carità intellettuale” di rosminiana memoria e nella spiritualità dello studio.
E’ inoltre da considerare l’apporto specifico che la pastorale universitaria può dare alle diverse categorie di persone, presenti nell’ambiente accademico. Per quanto riguarda i docenti, la pastorale universitaria li esorta a concepire il loro compito come un servizio ed una testimonianza da offrire agli studenti con rispetto e stima reciproca, richiamandoli al valore pedagogico del loro insegnamento, che implica anche il dovere di rendersi disponibili al dialogo con gli studenti e di mettere in atto scambi interdisciplinari e collaborazioni con i colleghi.
Lo studio e la ricerca non investono soltanto la dimensione cognitiva, come se l’attività intellettuale prescindesse dalla vita e risultasse staccata dalle sue altre dimensioni. “La spiritualità dello studio” permette infatti di riscattare, nel loro significato propriamente umano e pedagogico, le dimensioni essenziali del lavoro accademico: studio, apprendimento, ricerca. L’apporto della pastorale universitaria, vista nel più ampio respiro della pastorale della cultura, in tal senso è certamente quello di fare emergere la spiritualità specifica dello studente universitario.
Il primo soggetto della pastorale universitaria sono coloro che studiano, insegnano e lavorano in università. Infatti i primi operatori della pastorale universitaria verso gli studenti sono gli studenti stessi e così anche i primi per i docenti sono i docenti stessi e per il personale non-docente sono i non-docenti stessi. In sostanza ognuno deve sentirsi corresponsabile dell’evangelizzazione dell’altro nel campo specifico, in cui si trova ad operare in contesto accademico.
Il secondo soggetto è il responsabile o il coordinatore della pastorale universitaria che può essere un presbitero, un religioso/a o un laico, unitamente e coordinandosi con questi l’assistente spirituale - di solito un presbitero, o un religioso/sa - delle diverse forme di aggregazione ecclesiale. Essi costituiscono delle figure rilevanti e significative, perché dalla loro scelta dipendono, in gran parte, il buon esito della pastorale universitaria stessa.
Il terzo soggetto della pastorale universitaria sono le cappellanie universitarie, ossia un riferimento preciso nell’ambiente accademico, dove è presente un presbitero, coadiuvato e supportato possibilmente da un’èquipe o gruppo di persone disponibili e competenti, che coordinano i momenti formativi dell’attività pastorale (catechesi, dibattiti con studenti e docenti anche non credenti o non partecipanti alla vita ecclesiale, momenti di preghiera nei tempi forti dell’anno liturgico, celebrazioni ecc.). A volte le cappellanie diventano vere e proprie parrocchie universitarie, come nel caso della Parrocchia universitaria “S. Paolo” di Arcavacata - Rende (Unical = Università della Calabria), guidata dai Padri Dehoniani.
Il quarto ed ultimo soggetto della pastorale universitaria – nel senso che da esso deriva e ad esso fa riferimento ogni altro ambito pastorale – è la Diocesi che, essendo la Chiesa radicata in un territorio preciso e dove si manifesta e realizza la Chiesa universale, secondo il dettato del Concilio Vaticano II, essa integra la pastorale universitaria con tutte le altre realtà ecclesiali, per la comune edificazione del popolo di Dio.
Certamente all’interno della stessa regione è importante un coordinamento tra le sedi universitarie e quindi le Diocesi presenti sul territorio, al fine non solo di monitorare la situazione generale e complessiva, ma anche per programmare una pastorale universitaria di carattere regionale o interdiocesano.
Nelle sedi universitarie calabresi è presente e viene proposta anche l’esperienza associativa della Fuci, presente nelle sedi dell’ Unical (Rende-Cosenza), dell’Università “Magna Graecia” di Catanzaro e dell’ “Mediterranea” di Reggio Calabria, nonché come gruppo in formazione ed in collegamento con l’ Unical, nella sede non universitaria di Rossano (CS).
Non si tratta di una semplice proposta fra le altre, quella della Fuci in Italia ha una sua storia e una sua particolare forma aggregativa, che viene a configurarsi come Federazione, all’interno della grande famiglia dell’ Azione Cattolica italiana, con un suo particolare statuto e regolamento.
Anche in Calabria la Federazione ha una storia bella e degna di nota, a cui possiamo solo accennare in questa sede e figure di chiaro riferimento come Maria Mariotti, già presidente della Fuci ambrosiana negli anni ‘40 e Don Domenico Farias, a cui è intestato l’attuale gruppo di Reggio Calabria, Raffaele Gentile, il filosofo Antonio Lombardi, morto in concetto di santità, a cui è stato intitolato il gruppo nel 2012 e Don Paolo Aiello, primo assistente ecclesiastico a Catanzaro. Ma anche Cosenza, dove sorse la prima università della Calabria agli inizi degli anni ’70, ha una storia bella e vivace della Federazione.
Il Card. Gualtiero Bassetti, attuale presidente delle C.E.I., intervenendo ultimamente alla prolusione del Congresso di Reggio, ha chiesto esplicitamente alla Fuci “di essere in prima fila nella grande sfida del rinnovamento nella Chiesa e nella società, perché la Comunità ecclesiale da sempre guarda ai giovani con serietà, amore e autorevolezza e li vuole protagonisti, come testimonia il Sinodo dei Vescovi sui giovani in programma a ottobre”.
La pastorale universitaria si qualifica, dunque, come il servizio alle singole persone operanti in Università, perché esse crescano nella “carità intellettuale” e quindi nella santità più vera ed autentica - chiamata universale e specifica per ogni stato di vita e quindi anche per chi vive ed opera nel mondo universitario - come ci sprona a fare Papa Francesco nell’ultima Esortazione apostolica “Gaudete et exultate”: Per un cristiano non è possibile pensare alla propria missione sulla terra senza concepirla come un cammino di santità, perché «questa infatti è volontà di Dio, la vostra santificazione» (1 Tes 4,3). Ogni santo è una missione; è un progetto del Padre per riflettere e incarnare, in un momento determinato della storia, un aspetto del Vangelo (n. 19).