UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

“La pace vista dai nostri banchi”

Le voci degli studenti dell’Istituto «Belluzzi-Fioravanti» di Bologna raccolte da un docente a margine dell’incontro «Dialogo e spiritualità per un mondo di pace»
9 Maggio 2022

Al termine del convegno sulla pace nel nostro Istituto, in cui abbiamo visto dialogare insieme rappresentanti di diverse religioni e del mondo accademico laico, mi sono soffermato con alcuni studenti per recepire a caldo le loro percezioni. Sicuramente questo evento è stato occasione, da parte di studenti e studentesse, per vedere la religione da punti di vista diversi rispetto a quello dei libri di storia: il messaggio emerso dal convegno è che la religione deve portare a vivere le persone nella speranza e nella gioia, e non deve essere strumentalizzata. Gli studenti hanno notato come il confronto si sia svolto in modo molto amichevole e aperto; indipendentemente dal proprio credo religioso, ognuno ha potuto trarre benefici dal dialogo. Gli ospiti hanno espresso unanimemente la condanna nei confronti della guerra; e ha colpito come il professor Cardini abbia provocatoriamente detto che non dovremmo scandalizzarci solo per le guerre di religione, ma anche per i conflitti economici o di potere. Gli esponenti religiosi sono stati concordi nel dire che chi usa la religione per fare la guerra, in realtà bestemmia Dio.

Questo messaggio è arrivato in modo molto forte ai ragazzi presenti. Ad Alberto e Filippo di una classe Terza è rimasto impresso, poi, come gli ospiti abbiano declinato il concetto di libertà: «diamo per scontato che la libertà sia fare ciò che si vuole - dicono - mentre grazie alla riflessione di Yassine Lafram abbiamo visto che libertà può significare anche essere liberi dagli istinti e delle pulsioni: ne è esempio il digiuno del Ramadan conclusosi in questi giorni». Di grande impatto è stato l’avvertimento che Cardini ha rivolto ai ragazzi e alle ragazze: «Ha voluto ricordarci come i “social” stiano manipolando la nostra libertà, influenzando il pensiero e le abitudini». Tanto più che la Tv stessa ci ha abituati alla conta dei morti senza, in realtà, toccarci più nel profondo; i “media” normalizzano la morte». Su questo tema, Lafram ha evidenziato come sia in atto una categorizzazione delle persone e la loro deumanizzazione: uomini e donne sono ridotti a categorie, e si perdono di vista le singole storie e le identità; soprattutto di fronte alle tragedie della guerra e delle migrazioni. A Matteo ed Andrea, di una classe Terza, ha colpito la forza con la quale Lafram ha ribadito che per il Corano la morte di una sola persona equivalga alla morte dell’umanità.

Il cardinale Zuppi ha spesso utilizzato concetti tratti dall’Enciclica «Fratelli tutti» di papa Francesco, come ricorda uno studente: il fatto che in pandemia siamo stati tutti uniti, come «siamo tutti sulla stessa barca». Di qui l’invito rivolto ai ragazzi di vivere non da spettatori, anche perché questa visione si dissolve nel momento in cui si viene coinvolti in prima persona. Questo è rimasto nel ricordo vivo di Alessandro di una classe Quarta. Lorenzo, anche lui di Quarta, è pienamente d’accordo con alcune critiche sollevate dai relatori circa il relativismo e la contraddizione con cui viene percepito il conflitto Russia-Ucraina: «sembra che ci accorgiamo solo ora, con un po’ di ipocrisia, della guerra proprio perchè è vicino a casa nostra, mentre abbiamo ignorato le continue tragedie umanitarie e sociali magari più distanti da noi». Senza contare che spesso le nazioni e i governanti parlano di pace, ma sostengono economicamente la guerra, come ci hanno spiegato sia Cardini che Zuppi.

Manuel, di una classe Quinta, ha condiviso alcune espressioni del Cardinale circa la nostra presunzione di credere di vivere da sani in un mondo malato: «abbiamo la responsabilità del nostro pezzetto di storia, rispetto al futuro di tutti. Se facciamo la terza guerra mondiale sarà l’ultima». Queste le parole di maggior impatto. Ad Alessio di una classe Quinta è rimasto impresso il discorso di Cardini, ovvero come la guerra non sia risolvibile senza risoluzione dei propri conflitti interni. «La pace non è assenza di guerra, ma è una pace che inizia a livello interiore per poi essere portata a livello sociale». Legato a questo concetto ha colpito l’intervento del parroco ortodosso ed ex studente del «Belluzzi», Serafim Valeriani, che ha rimarcato come solo una vita realizzata, in cui i talenti portano frutto, possa essere portatrice di pace.

Massimiliano Belluzzi, docente all’Istituto «Belluzzi-Fioravanti»

Bologna Sette, 8 maggio 2022