«A che servirebbe studiare se ciò non vi preparasse a quelle leggi piene di eccezioni, a quelle gioie oscurate dai dolori, a quegli imprevisti che domani appariranno come costellazioni enigmatiche che devono servirci da guida?». A leggere quanto scriveva agli studenti Jean Guitton, l’intellettuale francese amico di Paolo VI, c’è da chiedersi se nella situazione attuale regga ancora la somiglianza tra la scuola e l’esistenza da lui ritenuta il segreto principe della pedagogia. Don Lorenzo Milani, che non era specializzato in pedagogia, ma il cui metodo d’insegnamento costituisce un riferimento di eccellenza per la scuola, riteneva che lo studio debba servire ad aumentare la vita e che per poveri e ricchi non esiste maturità umana e sociale senza cultura. A 50 anni di distanza la scuola è cambiata molto, eppure l’elemento pedagogico più importante rimane la capacità di interessarsi alla vita, come già esigevano i peripatetici e gli stoici dell’antica Grecia e come papa Francesco ha ripetuto in diverse circostanze: «Amo la scuola perché è sinonimo di apertura alla realtà nella ricchezza dei suoi aspetti, delle sue dimensioni ». Compito questo che la scuola è tenuta a realizzare in stretta collaborazione con la famiglia, superando le problematicità di questi ultimi anni, che non raramente diventano conflittualità.
Famiglia e scuola come Scrat e la sua ghianda. Allo scoiattolo della serie cinematografica L’era glaciale, piace la ghianda, la insegue, ma lo fa anche arrabbiare perché non riesce a tenerla tra le braccia. Se la scuola è «la grande comunità in cui tutti possono e devono dare il proprio contributo di sapienza e di umanità », come ha detto in un messaggio il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ai genitori spetta il primo posto. Ma ad essi la ghianda sfugge di mano, un po’ perché neppure loro sono in grado di influire sulla vita dei figli, non potendo esercitare un completo controllo sui tanti luoghi da essi frequentati, un po’ perché si trovano di fronte a una scuola spesso impegnata più a reperire fondi per la propria sopravvivenza e a dirimere controversie nel suo interno che a dedicare tempo ai ragazzi che crescono con i loro problemi. Talvolta si ha la sensazione che le energie sprecate superino quelle spese per le scelte valoriali!
Ma a dispetto di alcuni luoghi comuni, il Rapporto Giovani 2017 dell’Istituto Toniolo, basato su un campione di oltre 9.000 giovani tra i 18 e i 32 anni, dimostra che essi conservano un’idea forte e articolata della scuola, come luogo formativo in cui si possono sviluppare competenze fondamentali per lo sviluppo della persona. Sei intervistati su dieci sono convinti che l’istruzione sia una risorsa utile per affrontare la vita, anche se viene meno avvertito meno incisivo il ruolo della scuola nel sostenere la propria progettualità. Un riflesso, anche questo, della società liquida di cui parla il sociologo e filosofo polacco Zygmunt Bauman, e soprattutto una denuncia che invoca un clima educativo favorevole allo sviluppo integrale della persona. Ad essere chiamata in causa è principalmente la figura dell’insegnante, una delle professioni più belle del mondo, oggi alle prese con criticità vecchie e nuove, che chiede di essere valorizzata e supportata nel compito di accompagnare le giovani generazioni nella ricerca di ciò che può connettersi con i loro sogni, e far maturare le loro vocazioni. Dai tanti discorsi e messaggi politici uditi nei giorni scorsi, per l’apertura del nuovo anno scolastico, è difficile distinguere quanto è attribuibile a retorica e quanto alla consapevolezza di questa responsabilità del corpo docente. Tutti i lavori possono diventare una missione, ma quello degli insegnanti, lo dice la stessa parola, è lasciare un segno, un’impronta pulita e sana negli alunni. Se, infatti, un giorno saranno ricordati, sarà principalmente per l’amore e la passione, oltre che per la competenza, con cui hanno esercitato il loro lavoro, come ebbe a commentare papa Francesco, nell’udienza generale del 20 maggio 2015, con uno dei suoi coloriti aneddoti, ricordando la maestra delle elementari.
Vito Magno
Avvenire, 4 ottobre 2017