UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

La Maturità, gli studenti e quella voglia di raccontarsi

La condivisione in classe su “Lettera a una Professoressa”
10 Dicembre 2021

Nelle scorse settimane, sono emerse indiscrezioni sull’esame di maturità di questo anno scolastico. In particolare, la discussione si è concentrata sull’opportunità o meno di prevedere la prova scritta di Italiano. Come sempre, si è aperto il dibattito tra favorevoli e contrari; strani gli uni e strani gli altri. I primi sanno bene quanto poco si scriva a scuola normalmente, dunque bisognerebbe indignarsi a monte, i secondi si aggiungono alla schiera dei 'No' forse nostalgici dei 'No-Mask', 'No-Vax', 'No-Pass'! Considerato che siamo ormai a dicembre e che la situazione pandemica difficilmente andrà peggio di così, ciò di cui si ha bisogno non sono le diatribe, ma scelte chiare e immediate.

Se ascoltassimo gli studenti, ci renderemmo conto che i loro bisogni sono altri. Ho cercato di intercettare questa esigenza e, senza alterare il sistema scuola, ho proposto ad una classe di leggere insieme 'Lettera ad una professoressa', scritta dagli studenti della scuola di Barbiana. Per un’intera settimana, a turno e a voce alta, in quelle pagine ci siamo ritrovati, quelle pagine ci hanno emozionato, quelle pagine ci hanno 'disinfettato' qualche ferita; è subito venuta l’esigenza di scrivere, fosse anche il classico Compito di Italiano, quello depurato dalle artificiose tipologie d’esame, scritto per il piacere di dire la propria, di diventare protagonisti, di essere ascoltati, di lasciare tracce di lacrime sul foglio, di gridare con orgoglio quale scuola questi studenti vorrebbero.

Dalla metà dello scorso anno siamo stati e stiamo a scuola in presenza con lo stesso numero pre-Covid e nelle medesime aule; dunque – considerato il significativo numero di vaccinati tra gli studenti maturandi e il personale scolastico con l’obbligo della terza dose – di cosa ci si preoccupa? Dopo 200 giorni chiusi in migliaia a scuola il problema lo creeranno due giornate di scritti a giugno con un numero molto più basso di studenti? Inoltre, avremo tutte le finestre aperte visto il periodo e ci hanno spiegato che il virus d’estate è comunque meno pericoloso.

Qualcuno si appella alla situazione emergenziale e al fatto che i maturandi attuali hanno vissuto il triennio più difficile degli ultimi settant’anni, motivo per cui è giusto che gli esami ne tengano conto.

Il vero pericolo che si corre è che, tra una preoccupazione didattica e l’altra in relazione alla Maturità, rischiamo di non incrociare le reali preoccupazioni di queste ragazze e di questi ragazzi, per i quali c’è ben altro oltre le modalità di svolgimento di un esame. Il problema non sono le carenze contenutistiche cresciute a causa della Didattica a distanza, ma le ferite subite e molte ancora aperte, che non hanno trovato un 'medico'.

Marco Pappalardo

Avvenire, 10 dicembre 2021