«Guidami tu, Luce gentile», scriveva nel 1833 San John Henry Newman, allora giovane pastore anglicano, già scosso dalla crisi che lo porterà nella Chiesa cattolica, mentre tornava dal suo viaggio nel Mediterraneo. Quell’instancabile ricerca di Dio, insieme alla sua «imponente statura culturale e spirituale» serviranno «d’ispirazione a nuove generazioni dal cuore assetato d’infinito», ha detto ieri papa Leone XIV, parlando del cardinale Newman ai tanti giovani presenti in piazza San Pietro per la Messa della solennità di Tutti i Santi e del Giubileo del mondo educativo, durante la quale lo ha proclamato Dottore della Chiesa. In un tempo di «grande festa», però, ha sottolineato il Papa nell’Angelus, «sentiamo ancora più forte e doloroso il contrasto con i drammi che la famiglia umana sta soffrendo a causa delle ingiustizie e delle guerre», che richiamano a «essere costruttori di fraternità». Sul sagrato della Basilica, per l’ingresso di Newman come 38° Dottore della Chiesa, erano presenti anche il vice primo ministro David Lammy e l’arcivescovo di York, Stephen Cottrell, che il Papa ha salutato ricordando lo «storico incontro di preghiera» di alcuni giorni fa con re Carlo III. «Dal cielo Newman accompagni il cammino dei cristiani verso la piena unità», ha sottolineato Prevost.
Presentando la figura del teologo inglese prima della proclamazione, il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero per le cause dei santi, ha sottolineato il suo «intuito penetrante» e la «penna generosa a cui si deve un gran numero di opere», con le quali «ha esposto tematiche teologiche e filosofiche proprie della sua epoca e ha oltrepassato i confini del tempo», anticipando sviluppi del Vaticano II.
Accanto all’altare il reliquiario di san John Henry, nato a Londra nel 1801. «È una grande gioia inscrivere Newman fra i Dottori della Chiesa – ha detto il Pontefice all’inizio della sua omelia – e, al tempo stesso, nominarlo co-patrono, insieme a san Tommaso d’Aquino» della missione educativa. La vita del santo, divenuti cattolico nel 1945 e creato cardinale dal papa Leone XIII, ha continuato, testimonia «che è possibile vivere appassionatamente in mezzo alla complessità del presente».
Davanti al pericolo dell’«oscurità del nichilismo», ha evidenziato Leone, dal quale aveva messo in guardia papa Francesco, la risposta di Newman è in uno dei suoi testi più noti, il già citato inno Lead, kindly light (“Guidami, luce gentile”). «In quella bellissima preghiera, ci accorgiamo di essere lontani da casa, di avere i piedi vacillanti, di non riuscire a decifrare con chiarezza l’orizzonte. Ma niente di tutto questo ci blocca, perché abbiamo trovato la Guida». In quegli anni era iniziato in lui il processo che lo portò poi alla conversione, e che Newman stesso racconta nell’Apologia pro Vita Sua. Ai 50mila fedeli presenti in piazza, tra cui molti docenti e studenti da tutto il mondo, il Papa ha ricordato poi che «è compito dell’educazione offrire questa “Luce Gentile” a coloro che altrimenti potrebbero rimanere imprigionati dalle ombre particolarmente insidiose del pessimismo e della paura». Per questo, ha continuato, «indichiamo costellazioni che trasmettano luce e orientamento in questo presente oscurato da tante ingiustizie e incertezze».
Sull’esempio di San John Henry, che da pastore accompagnò gli studenti nella parrocchia dell’università di Oxford, e poi, da sacerdote cattolico fu il primo rettore della Catholic university of Ireland a Dublino, Prevost ha chiesto alle scuole e agli atenei di essere «laboratori di profezia, dove la speranza viene vissuta e continuamente raccontata». Questo, ha aggiunto, «è anche il senso del Vangelo delle Beatitudini», proposto dalla liturgia del giorno. Leone, poi, ha esortato ricercatori e docenti a ”risplendere” «come astri nel mondo», «grazie all’autenticità dell’impegno nella ricerca corale della verità» in particolare attraverso il servizio ai poveri.
Nella scelta di seguire le orme di san Filippo Neri, che portò Newman da prete cattolico a fondare la Congregazione dell’Oratorio in Inghilterra, infatti, ci fu l’attenzione particolare per gli ultimi. Negli scritti del santo, beatificato nel 2010 da Benedetto XVI e canonizzato nel 2019 da Francesco, ha ricordato Leone XIV, «troviamo espresso in modo splendido il mistero della dignità di ogni persona umana e anche quello della varietà dei doni distribuiti da Dio». La vita, infatti, «si illumina non perché siamo ricchi o belli o potenti, ma quando uno scopre dentro di sé questa verità: sono chiamato da Dio, ho una vocazione», ha continuato il Papa. Il contributo «che ciascuno ha da offrire è di valore unico», ha concluso, e «il compito delle comunità educative» è di valorizzarlo, mettendo al centro «coloro che sembrano non rendere, secondo i parametri di un’economia che esclude e uccide». Un’educazione, dunque, che aiuti ogni uomo e donna a realizzare la propria originaria chiamata alla santità.
Agnese Palmucci
Avvenire, 2 novembre 2025
(foto Papa Leone XIV con l’arcivescovo di York, Stephen Cottrell, presente alla Messa della solennità di Tutti i Santi / Vatican Media)