UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

La lettura su carta vince sul digitale

La linguista americana Naomi Susan Baron spiega perché i volumi hanno la meglio su schermi e audiolibri
13 Giugno 2022

Si fa presto a dire 'leggere'. Che rapporto c’è tra scorrere rapidamente i post di Instagram su uno smartphone, studiare i verbi latini su un pc, o seguire, pagina dopo pagina, le vicende narrate in un romanzo avvincente. In tutti questi casi leggiamo, certo, ma si tratta di attività diverse tra loro. Difficilmente comparabili, persino. Forse allora, dopo il dilagare del digitale, la diffusione degli ebook, già in netta flessione rispetto ai libri cartacei, e l’ascesa apparentemente inarrestabile degli audio-libri, è arrivato il momento di rimettere in discussione cosa davvero significhi leggere un testo e quale sia l’influenza del mezzo con cui lo si fa.

Ne è convinta Naomi Susan Baron, autrice di “Come Leggere. Carta, schermo o audio?” appena uscito da Cortina (pagine 304, euro 25). La Baron è professoressa emerita di Linguistica all’American University di Washington D.C. e da anni si occupa di scrittura, lettura e dell’impatto che l’uso di uno schermo ha su questi processi, con diverse pubblicazioni all’attivo. Nel suo nuovo lavoro la studiosa analizza le diverse forme di lettura, e lo fa senza alcun pregiudizio, non partendo cioè dall’assunto che leggere su carta sia sempre la soluzione migliore. «È vero che la carta stampata di per sé può favorire un tipo di lettura più contemplativa e riflessiva – spiega ad 'Avvenire' Naomi Susan Baron – ma da sola non basta a garantire un’esperienza ottimale. La cosa più importante è chiarire bene qual è il proprio obiettivo nel cominciare a leggere: imparare qualcosa di nuovo, o soltanto distrarsi e rilassarsi? A quel punto occorre chiedersi con quale mezzo per noi sia più facile raggiungere quello scopo».

Quali sono le evidenze che lei ha potuto riscontrare e che possono essere utili soprattutto in ambito scolastico?

Negli Stati Uniti c’è una spinta crescente verso testi elettronici – più redditizi per gli editori– a scuola e all’università. Il problema è che spesso si tratta di una scelta dettata da motivi economici, o dall’idea che un’adozione precoce degli strumenti digitali possa preparare meglio i bambini a inserirsi poi nel mondo del lavoro. C’è molta pressione in questo senso da parte sia dei genitori che dei docenti. Invece prima di decidere in una direzione o nell’altra bisognerebbe fermarsi a riflettere, tenendo conto dei risultati delle molte ricerche disponibili su quale sia il mezzo migliore dal punto di vista pedagogico.

Quali sono i dati più interessanti che emergono dalle ricerche?

Secondo vari sondaggi su ragazzi delle scuole medie e superiori, ma anche sugli adulti, risulta che la carta è ritenuta il mezzo migliore quando è richiesta concentrazione. Ma visto che il digitale non è certo destinato a sparire dobbiamo lavorare a strategie efficaci per la lettura su questo supporto. È ormai assodato, per esempio, che il multitasking non funziona, se non in situazioni particolari, quindi va evitato se il nostro obiettivo è la concentrazione. Inoltre anche con un e-book, il mio consiglio è leggere una pagina alla volta, e non fare scrolling (ovvero scorrere il testo come se fosse un tutt’uno, ndr). Questo aiuta la nostra memoria spaziale. Se si tratta di cercare velocemente una parola lo scrolling è perfetto, ma per imparare non funziona. Un altro consiglio che mi sento di dare è di rileggere. In un testo digitale (ancora di più che in uno cartaceo) la tendenza è ad avanzare il più in fretta possibile. Mentre è molto utile tornare indietro, rivedere brani e dettagli.

Quale potrebbe essere quindi secondo lei la combinazione ideale tra cartaceo, digitale e audio?

Come dicevo, dipende molto dall’obiettivo. Se leggiamo per svago, va bene qualsiasi strumento che ci faccia sentire coinvolti: se si tratta di un buon narratore di un audiolibro va benissimo. Se può aiutarci ascoltare e intanto leggere il testo, ancora meglio. L’esperienza della lettura è soggettiva e ognuno deve trovare la sua personale combinazione ideale. Spesso però – almeno negli Stati Uniti – i docenti danno come materiale di studio brani video e audio col solo fine di catturare l’attenzione degli studenti. Invece dovrebbero chiedersi anche come fare in modo che tali brani – spesso considerati soltanto intrattenimento – vengano usati seriamente per l’apprendimento. Nel libro parlo di come prendere appunti su un video, per esempio, e dell’utilità di discuterne i contenuti in gruppi dopo la visione.

Che ne sarà della carta stampata nel prossimo futuro?

I dati attuali sono confortanti, le vendite di libri cartacei sono in crescita, dopo il lockdown, dal 2021 al 2022, l’aumento per alcune categorie è arrivato anche al 34% secondo i dati della statunitense AAP (Association of American Publishers, che riunisce i principali editori americani) con una flessione degli e-book e una crescita rilevante dell’audio. Questo significa che quando possiamo scegliere i libri che vogliamo, privilegiamo il cartaceo. Quindi la carta non scomparirà affatto, come si poteva pensare qualche anno fa. Il problema però è restituire centralità all’esperienza della lettura, su qualsiasi mezzo. Leggere è uno dei modi migliori che abbiamo per diminuire il nostro livello di stress, lasciarci trasportare in mondi lontani, fuggire dai problemi quotidiani e rilassarci. Se ci pensiamo è quello che da sempre fanno i libri. Non lasciamo che l’adozione impulsiva del digitale comprometta tutto questo. La sfida è piuttosto trovare strategie per leggere con efficacia su qualsiasi mezzo.

Su cosa lavora in questo momento?

A un libro su un’altra sfida, quella costituita dalla scrittura automatica, con un ruolo sempre più rilevante dell’intelligenza artificiale e i redattori umani che rischiano di finire relegati a semplici correttori degli errori delle macchine.

Stefania Garassini

Avvenire, 11 giugno 2022

(foto Patricia Prudente/Unsplash)