UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

La generazione Alpha cresce e può insegnarci qualcosa

Ricerca dell’Alta Scuola in Media, Comunicazione e Spettacolo della Cattolica su 600 bambini dai 5 agli 11 anni
16 Giugno 2021

Ottimisti, inclusivi, curiosi e green: sono queste le caratteristiche dei giovani appartenenti alla generazione Alpha (nati dal 2010 in poi) emerse da “Gen Alpha Docet”, l’approfondimento dedicato alle ripercussioni della pandemia tra i più piccoli che si inserisce all’interno di Opinion Leader 4 Future, programma di ricerca triennale dell’Alta Scuola in Media, Comunicazione e Spettacolo (Almed) dell’Università Cattolica, in collaborazione con le Media Relation di Credem Banca. La rilevazione è stata effettuata da Tips Ricerche su un campione di 600 bambini tra i 5 e gli 11 anni su tutto il territorio nazionale, attraverso gruppi di discussione e interviste.

La pandemia ha stravolto le routine degli Alfa. Hanno conosciuto il dubbio e l’incertezza. Hanno visto i loro genitori sotto pressione. Hanno avuto paura per la salute dei loro nonni (a tal punto che in molti hanno ribattezzato il Covid “l’influenza dei nonni”). I loro rapporti sociali sono diminuiti: hanno incontrato poco gli amici, sono andati a scuola a intermittenza e hanno dovuto abbandonare le attività sportive ed extra-domestiche. Molti però sono stati anche gli aspetti di positività, tra cui la possibilità di passare maggiore tempo con i propri familiari, spesso riscoprendoli: «Mio papà fa ridere, è simpatico anche quando è in riunione di lavoro, io lo sentivo sempre», afferma Roberta di 9 anni. Si sono gradualmente abituati a una quotidianità più tranquilla, scandita da ritmi lenti e libera da programmazione. Hanno appreso nuove abilità legate alla vita domestica (per esempio la cucina e il giardinaggio). Se durante il primo lockdown sembrano aver prevalso resilienza e ottimismo, soprattutto nel periodo estivo, la seconda ondata ha procurato un senso di déjà-vu e di stanchezza, ma ha anche aperto le condizioni di una nuova speranza.

Ci si domanda, giustamente, se la società digitale non allenterà sempre più i legami fra le generazioni. Un esito tutt’altro che remoto, se ci si limita ad “adattarsi” a un contesto sempre più plasmato da logiche tecnocratiche e di mercato. Ma questo non impedisce di agire diversamente, e di “adottare” le potenzialità offerte dallo sviluppo tecnologico, con tutte le ambivalenze che lo caratterizzano, dentro contesti relazionali affettivamente caldi e intertemporalmente densi. Piegandolo, quindi, a fini relazionali piuttosto che lasciar colonizzare le relazioni da logiche che le strumentalizzano e le frammentano. Nell’era digitale, una nuova alleanza tra le generazioni, sempre più necessaria, può passare anche da qui.

Chiara Giaccardi e Sara Sampietro

Avvenire, 15 giugno 2021

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